Sarebbe una buona pratica del cammino, che prima di parlare, di dare consigli; siete certi di aver notato che voi non vi ricordate di voi!
Voi non sentite voi stessi; voi non siete coscienti di voi stessi.
In voi, chi osserva?
cosa parla in voi?
chi pensa in voi?
ciò che ho notato che in voi le prime regole del cammino verso se stessi non vengono praticate: "io osservo, io constato, io vedo".
cosa parla in voi?
chi pensa in voi?
ciò che ho notato che in voi le prime regole del cammino verso se stessi non vengono praticate: "io osservo, io constato, io vedo".
Tutto si vede da solo?
No, perchè se non si è coscienti di cosa mettiamo in atto, di cosa ascolta in noi, di cosa vede e chi vede...
Per arrivare ad osservarsi veramente occorre innanzitutto ricordarsi di se stessi.
Mi spiego meglio, in ogni persona c'è un "io"(la mente con tutti i suoi condizionamenti avuti come info. nella sua crescita), poi c'è un sé(bambino interiore) che è suddiviso una parte angelica e una parte demoniaca(due bambini uno buono, uno arrabbiato), in entrambi ci ritroviamo la relazione con gli altri, e i traumi infantili. Per interagire con la mente e con il mondo esterno si forma un'altra parte che chiamiamo "ego".
Quindi in ogni persona c'è una assemblea condominiale...
Tante parti di un essere solo, che ognuna prende sopravento dipendentemente dall'evento esterno.
Tante parti di un essere solo, che ognuna prende sopravento dipendentemente dall'evento esterno.
Quindi riformalo le domande:
chi osserva in voi?
cosa parla in voi?
chi pensa in voi?
chi osserva in voi?
cosa parla in voi?
chi pensa in voi?
Tentate di ricordarvi di voi stessi quando vi osservate e solo dopo si può parlare, dare consigli.
Nella psicologia viene chiamato il transfert e il contro transfert che avviane tra il paziente e il terapeuta.
Ma, nella realtà dei fatti, accade in ogni relazione umana, o non umana!
Io, lo chiamo "qui e ora", essere cosciente e presente su cosa accade in me nella relazione, nell'evento, etc., etc.
Altrimenti, voi non siete nelle vostre osservazioni; e in questo caso, quale può essere il valore di ciò che dite, o fatte?
G. Boccia