REIKI
Trattamenti a distanza
Attraverso il trattamento a
distanza l’operatore
Reiki di 2° livello è in grado, usando dei simboli e l'intenzione, di inviare l’energia del
Reiki a persone e luoghi
fisicamente lontani; questa tecnica permette quanto basta di
effettuare un trattamento non proprio della stessa
efficacia e intensità dei trattamenti a contatto.
Le prime
domande che vengono all'operatore di secondo livello
Reiki sono:
“
è giusto richiedere l’autorizzazione prima di effettuare un
trattamento a distanza? ”
“
Quando fare un trattamento a
distanza?”
Questo è stato sempre uno dei punti più
controversi negli insegnamenti del secondo livello.
Il primo
pensiero parte dal presupposto che ci deve essere la libertà di
scelta dell’individuo, in qualsiasi circostanza:
Quindi se
non abbiamo informato esplicitamente la persona che le
invieremo
Reiki a distanza violiamo implicitamente la sua
libertà di scegliere, ci si propone al disopra della persona.
Il
secondo pensiero parte da un altro
presupposto:
L’Energia Reiki è un’energia divina
e intelligente, non è quindi necessario richiedere alcuna
autorizzazione alla persona da trattare in quanto sarà
l’energia stessa a scegliere se aiutare o meno quella persona.
In altre parole in questo caso,
viene fatto credere che dopo gli insegnamenti del secondo livello Reiki si diventa
Santi, monaci, e spostano la tecnica del
Reiki in una
disciplina religiosa.. Divina! “Il Reiki è Amore” “Luce
Divina” ( ed anche per questo, che in Italia il
Reiki non
viene preso seriamente, avendo gravi problemi nell'essere inserito
nelle strutture sanitarie); quindi il tutto si demanda all'energia,
al Divino, all'Amore Universale, cosi l’operatore effettuerà
il trattamento nell'egocentrismo di essere il Sacerdote Divino!
In questa maniera la sua coscienza
sarà tranquilla di non aver leso la libertà di scelta
dell’individuo.
Mi rendo conto che sto entrando in un campo minato, e che le quattro righe di questo articolo non hanno sicuramente l’obiettivo o la presunzione di dare una risposta a un tema che ha implicazioni filosofiche e spirituali enormi. Mi sembra comunque importante sottolineare che le tesi che hanno forza argomentativa di carattere etico-spirituale andrebbero portate al di fuori dai percorsi dei trattamenti stessi. Ritengo che andrebbe spiegato meglio che cos'è un Percorso Spirituale, non si diventa un tramite Divino, o sacerdote dopo l'Attivazione Reiki di due week end, ogni persona che dovesse decidere di continuare il percoso del Reiki (con il secondo, il terzo livello..) dovrebbe poi fare un percoso di conoscenza del Sé.
Personalmente preferisco guidare i miei allievi, anche dopo l'attivazione, con dei percorsi mirati sia lavorando sul corpo che sull'energia, e sappiamo benissimo che uno non esclude l'altro. (
per info sui miei percorsi)
Per il momento lasciamo perdere, l'aspetto etico-spirituale e riportiamo il Reiki come una disciplina olistica, sull'oggettività dei trattamenti (come fu insegnato da MikaoUsui, con le imposizioni delle mani).
Quando dobbiamo preferire il
trattamento a distanza?
Rispondere a questa domanda è quindi
abbastanza semplice, ci viene in aiuto il buon senso:
Dovremmo
preferire il trattamento a distanza in tutti i casi in cui la persona
da trattare non può recarsi da noi per ricevere
un trattamento, oppure quando le distanze
fisiche impediscono di mantenere una regolarità nei
trattamenti.
Se è possibile, è bene, che il
ricevente del trattamento a distanza sia informato, in quanto sarebbe
opportuno che durante il trattamento anche lui adotti una
condizione ideale e ricettiva. Infatti anche a distanza come a
contatto chi riceve è bene che si posizioni sul letto, rilassandosi,
in modo che la persona faccia anche lui la sua parte
consapevolmente.