Rispondo alle vostre domande: "Perché nessuno ascolta?"

Rispondo alle vostre domande:

"Perché nessuno ascolta?"

La realtà e che ognuno crede al suo modo di “ascoltare”, ma in realtà sta visualizzando l'ascolto da ciò che prova e non da ciò che prova l'interlocutore.
L’ascolto è la capacità di capire e rispondere ai desideri, ai sentimenti e alle preoccupazioni degli altri, anche se non manifestate in maniera chiara. Implica una sensibilità nel modo di rapportarsi agli altri grazie alla quale è possibile comprendere i bisogni e i punti di vista dell'interlocutore.
E’ fondamentale ogniqualvolta che si entra in relazione con altre persone, con la persona Amata, i propri figli.
“Ascoltare” consiste nell'interpretare il punto di vista di chi parla e nel riuscire a ragionare per un momento “come se” fosse il nostro.
Per ascoltare è dunque necessario che il messaggio giunga sufficientemente chiaro, fuori dal nostro sentire emozionale. Dai pensieri che frullano nella mente.
Per questo dobbiamo essere nel “Qui e ora”.
In questo modo il nostro interlocutore, si sentirà accolto e capito.
Se non si ascolta, è difficile rendersi conto di come le parole emesse possano fare male agli altri.
Imparare a mettersi nei panni dell'altro, e avere la consapevolezza che al mondo ci sono tante sensibilità.
Forse non ci sentiremo più soli.
Tutti siamo Uno.
G. Boccia

Che ruolo ha il corpo nelle relazioni?


Che ruolo ha il corpo nelle relazioni?


Ogni relazione fisica e importantissima, perché quando l'essere umano viene al mondo, trova il contatto fisico, magnetico. Presto imparerà d’istinto a tendere le mani verso chi gli sorride, e a toccare tutte le cose che vuole conoscere. 

Dall'inizio alla fine, dall'ingresso all'uscita, la relazione con l'esterno crea un onda di emozioni consapevoli o inconsce. Il crescere e lo spegnersi della rete di relazioni in cui una creatura umana vive il principio, lo sviluppo o la conclusione della vita.
Quindi noi viviamo di relazioni attraverso il corpo, anche nella relazione virtuali di cui non c’è la presenza del corpo, ma anche qui accade qualcosa nella psiche: "vi è un’assenza".
Comunque, inconsciamente anche nella relazione virtuale si è presenti, con l'emozioni del nostro corpo.

Facciamo esperienza nella vita attraverso il corpo; possiamo esserne consapevoli o meno, ma attraverso esso registriamo sempre il nostro livello di benessere o di malessere, di comodità o di scomodità nella relazione. La relazione non esiste se non c’è il corpo che vive e che può vivere quindi l’esperienza della relazione.

Sguardi, espressioni facciali, pianto, riso, gesti, posture, movimenti, suoni, qualità della respirazione; segnali che esprimono la gamma delle emozioni possibili, esempio: il dolore,il disagio, il piacere, la stanchezza, la paura, etc etc.
Tutto ciò che accade nella prima infanzia crea la memoria corporea e lo sviluppo del Sé.
La memoria del corpo, nasce dalla inconsapevolezza che l’esperienza, nonché il contatto con l’ambiente e le relazioni con gli altri, generano cambiamenti nel nostro sistema nervoso ed alterano il nostro comportamento per mezzo dell’apprendimento. Non risulta quindi difficile comprendere quanto siano importanti le funzioni di un corpo libero per un buon adattamento relazionale.

G. Boccia 


Amore insano...


Profilo psicologico di chi ama in modo insano


Amare è come una droga: all’inizio viene la sensazione di euforia, di totale abbandono.
Poi il giorno dopo vuoi di più.
Non hai ancora preso il vizio, ma la sensazione ti è piaciuta e credi di poterla tenere sotto controllo.
Pensi alla persona amata per due minuti e te ne dimentichi per tre ore.
Ma, a poco a poco, ti abitui a quella persona e cominci a dipendere da lei in ogni cosa.
Allora la pensi per tre ore e te ne dimentichi per due minuti.
Se quella persona non ti è vicina, provi le stesse sensazioni dei drogati ai quali manca la droga.
A quel punto, come i drogati rubano e s’umiliano per ottenere ciò di cui hanno bisogno,
sei disposto a fare qualsiasi cosa per amore”
 
(Paulo Coelho)
Questi versi rendono appieno un concetto d’amore malato che tende a stressare e a creare malessere psicologico o fisico piuttosto che benessere e serenità.
Quando un rapporto affettivo diventa un “legame che stringe” o, ancor peggio, “dolorosa ossessione” in cui si altera stabilmente quel necessario equilibrio tra il “dare” e il “ricevere”, l’amore può trasformarsi in un’abitudine a soffrire fino a divenire una vera e propria “dipendenza affettiva”, un disagio psicologico che è in grado di vivere nascosto nell’ombra anche per l’intera vita di una persona, ponendosi tuttavia come la radice di un costante dolore e alimentando spesso altre gravi problematiche psicologiche, fisiche e relazionali.
I dipendenti affettivi, solitamente donne, vedono nel partner un salvatore, sono talmente immersi nell’altro a tal punto che la loro felicità dipende esclusivamente dal compagno. Vivono per e nell’altro arrivando a ridurre la propria autonomia personale, la propria vita sociale e i propri interessi unicamente focalizzati sulla vita con il compagno. Questo modo di comportarsi è stato appreso nella propria famiglia d’origine dove spesso i genitori sono stati emotivamente assenti per questi bambini o perchè presi da preoccupazioni personali o dai litigi con il proprio compagno. Le persone con uno stile relazionale dipendente ricercano dei partner che facciano rivivere loro i tormenti affettivi vissuti in famiglia quando cercavano di essere amabili e bravi per ricevere le attenzioni dei genitori.
L’ossessione verso il partner serve per distrarsi dal proprio vuoto affettivo, dalla propria paura, dal proprio dolore; la relazione diviene una droga per non provare quello che si sentirebbe  se si fosse presi da se stessi. Molte donne commettono lo sbaglio di ricercare un uomo d’amare senza prima essersi soffermate su stesse. Si passa così da una relazione instabile all’altra, e quando si trova un uomo che oltre all’attrazione prova amore e affetto si scappa o si cerca di farlo fuggire.
L’amore insano si mostra con le seguenti caratteristiche
  • è ossessivo e tende a lasciare sempre minori spazi personali;
  • è parassitario e basato su continue richieste di assoluta devozione e di rinuncia da parte dell’amato;
  • è caratterizzato dalla stagnazione e dall’autoassorbimento, ossia da una tendenza a ripiegarsi su se stesso e a chiudersi alle esperienze esterne per paura del cambiamento e necessita di mantenere fermi alcuni punti certi, soffocando qualsiasi desiderio o interesse personale in nome di un amore che occupa il primo posto nella propria vita.

In sintesi la genesi dell’amore insano

  • Soggetto che è stato trascurato, soprattutto nell’età evolutiva o con una perdita di una figura di riferimento(morte o malattia)
  • Soggetto che a causa delle carenze di affetto, tende a compensarle attraverso una identificazione con il partner, un tentativo di salvare lui/lei che in realtà coincide con un tentativo interiore di salvare se stesso
  • Soggetto che si ritrova nel ruolo simile a quello vissuto con i genitori
  • Soggetto con autostima estremamente bassa e una conseguente convinzione profonda di non meritare la felicità;
  • Soggetto con tendenza a nutrirsi di fantasie legate a come potrebbe essere il proprio rapporto di coppia se il partner cambiasse, piuttosto che a basarsi su pensieri legati al rapporto attuale e reale;
  • Soggetto con propensione a provare attrazione verso persone con problemi e contemporaneo disinteresse e apatia verso persone gentili, equilibrate, degne di fiducia, che invece suscitano noia.

Varie sfaccettature dell’amore insano

Il dipendente ossessivoLa paura che l’interesse e l’amore del partner finiscano da un momento all’altro può diventare simile a un disturbo ossessivo compulsivo. Ci si innamora ma, una volta insieme, cominciano i dubbi. L’insicurezza personale viene proiettata anche sul compagno. Tutte le prove d’amore assumono sfumature di incertezza.
La compulsione porta a ripetere centinaia di volte la stessa domanda: mi ami davvero? Il rapporto viene svuotato dall’interno. Questi ammalati d’amore non provano gioia nella vita a due e sono vittime di un’altalena di sensazioni. La conclusione inevitabile è la rottura, brusca e ingiustificata.
Il dipendente affettivo codipendente
Il bisogno del partner e l’attrazione nei suoi confronti a volte degenerano in forme di dipendenza caratterizzate da attacchi di ansia simili alla crisi di panico. La persona si sente menomata senza il compagno, soffre a stare da sola anche per poche ore come se fosse stata abbandonata per sempre. La relazione è vissuta in modo esclusivo: non è tollerabile che il partner abbia interessi al di fuori della coppia. Il legame serve a placare l’ansia da separazione, legata a un vissuto infantile povero delle attenzioni dei genitori.
Il dipendente ostinato
L’individuo è consapevole di non essere ricambiato e, ciò nonostante, i suoi sentimenti crescono e maturano sempre di più. La relazione si struttura a senso unico. La disfunzione deriva dall’incapacità di decodificare correttamente i segnali che provengono da un potenziale partner e la conseguenza è una sofferenza molto profonda. L’attaccamento ostinato è più frequente nelle persone che rivestono ruoli di prestigio e sono abituate a comandare.
Il dipendente delirante
Alcune persone sviluppano un amore immaginario per chi non ha nessun interesse nei loro confronti o non le conosce neppure. Poi, a un certo punto, provano a farsi avanti e diventano aggressive quando ricevono il rifiuto.
In genere il “malato” è convinto che sia stato l’altro a innamorarsi e a dichiararsi per primo, e che tale dichiarazione sia troppo sottile perché gli altri possano coglierla, oppure venga inviata nella forma di un messaggio cifrato che soltanto il soggetto può comprendere.
Una volta che il “soggetto” ha etichettato come amoroso il comportamento dell’oggetto, lei (o lui) ricambierà il sentimento. Se viene respinto, escogiterà delle ragioni per spiegare (o scusare) il comportamento dell’oggetto. Spesso queste giustificazioni risultano diabolicamente complesse, ma in definitiva permettono al soggetto di continuare a credere nell’amore dell’oggetto. Si tratta di un’efficace forma di difesa, in grado di ridurre alla completa impotenza qualsiasi rifiuto, per quanto esplicito ed estremo.
Il dipendente relazionale
Non riescono a stare a lungo in relazione con il proprio partner ma allo stesso tempo non sono in grado di lasciarlo. A volte sono così’ infelici che il loro umore si riflette sulla loro salute e sull’umore. Quando subiscono aggressioni dal partner non riescono ad interrompere la relazione poiché hanno paura di restare soli. La frase che meglio li rappresenta è “ti odio ma ti prego di non lasciarmi”
Il dipendente narcisistaQuesti individui utilizzano il dominare l’altro, la seduzione ed il trattenere l’altro per controllare i propri partners. A differenza dei dipendenti, che sono disposti a tollerare un notevole disagio, i narcisisti non accondiscendono a nulla che possa interferire con la loro felicità.
Sono assorbiti da se stessi e la loro bassa autostima è mascherata dalla loro grandiosità. Inoltre, piuttosto che essere ossessionati dalla relazione, questi individui appaiono distaccati ed indifferenti. Non sembrano affatto essere dipendenti. Raramente ci si può accorgere che siano dipendenti finché il partner non cerca di lasciarli. Allora non saranno più distaccati ed indifferenti. Entreranno in uno stato di panico ed useranno qualsiasi mezzo a loro disposizione per protrarre la relazione, incluso l’uso di violenza.
Molti psicologi hanno rifiutato l’idea che i narcisisti possano essere dipendenti affettivi. Può darsi ciò sia avvenuto perché raramente i narcisisti ricercano un trattamento terapeutico. Tuttavia, se mai capiti di poter vedere come molti narcisisti reagiscono all’abbandono, temuto o reale, ci si accorgerà che certamente essi presentano le caratteristiche del dipendente affettivo.
Il dipendente ambivalenteQuesti individui soffrono di un disturbo di personalità evitante. Non hanno particolari problemi a lasciar andare il partner, hanno invece molti problemi ad andare avanti. Bramano disperatamente l’amore ma allo stesso tempo sono terrorizzati dall’intimità. Questa combinazione di tendenze è agonizzante.
Il dipendente sabotatoreDistruggono le relazioni quando queste cominciano a diventare serie o in qualsiasi momento venga percepita la paura dell’intimità. Ciò può accadere in qualunque momento, prima del primo appuntamento, dopo il primo appuntamento, dopo il rapporto sessuale, dopo che si sia manifestato il timore dell’impegno.
Il seduttore rifiutanteCercano una persona quando desiderano un rapporto sessuale o compagnia. Quando si sentono impauriti o in pericolo cominciano a rifiutare compagnia, sesso, affetto, qualsiasi cosa li renda ansiosi. Se lasciano la relazione sono soltanto Sabotatori. Se invece continuano a ripetere il modello disponibile/non disponibile sono Seduttori Rifiutanti.
Il dipendente romanticoDipendono da più di un partner nello stesso tempo, stabilendo con ognuno di loro una breve relazione. Sono definiti romantici perché vivono una intensa passione sessuale e una pseudo intimità legandosi a più partner contemporaneamente per evitare  una relazione monogama e emotivamente coinvolgente.

E’ possibile guarire dalla dipendenza affettiva?

Il principale problema nella risoluzione delle dipendenze affettive è certamente l’ammissione di avere un problema.
Esistono, infatti dei confini estremamente sottili tra ciò che in una coppia è normale e ciò che, nell’abitudine cronica, diviene dipendenza. La difficoltà nell’individuazione del problema risiede anche nei modelli di amore che, come si è detto, una persona affettivamente dipendente conserva nella propria memoria e che fanno ritenere determinati abusi e sacrifici di sé come “normali” in nome dell’amore.
Spesso, paradossalmente, è la “speranza” che fa sopravvivere il problema e che tende a cronicizzarlo: la speranza in un cambiamento impossibile, soprattutto in un contesto relazionale in cui si sono consolidati, e persino pietrificati, dei ruoli e dei copioni da cui è, più o meno, impossibile uscire. Così, paradossalmente, l’inizio del cambiamento arriva quando si raggiunge il fondo e si sperimenta la disperazione, che rappresenta la possibilità di sotterrare le illusioni che hanno nutrito a lungo il rapporto patologico.

Fonte psicoadvisor Sedi Facoltà di Psicologia in Italia

Rispondo alle vostre domande: Perché delle persone hanno emozioni esagerate e altre no?


Rispondo alle vostre domande:
Perché delle persone hanno emozioni esagerate e altre no?


Studiando gli animali e stato evidenziato che l'emozioni li attraversano e scorrono via come soffiate dal vento. Nell' umano che ha il corpo fisico come essi, non lascia l'emozioni anzi rimangono solide dentro di esso.
Perché la mente li trattiene, creando una spaccatura tra essa e il sé(bambino interiore).
Sono emozioni dell'infanzia, emozioni cosi difficili da integrare e capirle che le abbiamo congelate. Semplicemente perché non sapevamo come lasciarle andare, e per il/la bambino/a nasconderle e il modo più semplice per non provare quella confusione che provocava quella incoerenza emozionale.

Ma con il tempo si accumulati troppi di queste emozioni, cosi possiamo avere la sensazione di non provare più molte emozioni oppure un senso di eccessiva esplosione emozionale.
Questo accade poiché l'evento esterno crea un onda vibrazionale che va vibrare su ciò che nascondiamo nel corpo-fisico,

Per quelli che non sentono l'emozione il perché è che non possono togliere una sensazione senza che tutte le altre non escono.
Per quelli che esplodono nell'emozione, il perchè sono cosi carichi energicamente del dolore che portano in se, che l'evento esterno è la loro valvola di sfogo.


Andare incontro a queste emozioni è vedere l'armatura che si è costruiti nella crescita, per proteggere se stessi.
Tuttavia è necessario guardarle per iniziare a scioglierle.
E se ci sembra difficile possiamo ricordarci che guardandole iniziamo a darci quell'attenzione d'amore che aspettavamo da tempo.

G. Boccia
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