L’energia s’esprime nella diversità


L’energia s’esprime nella diversità, ogni opposto è un’espressione dell’unità.
I conflitti mentali non sono degli opposti, ma delle prese di posizione, quando la mente mette l’accento su questo o quell'opposto, si crea un giudizio e ci si ritrova nel pensiero, fuori dall'energia.
L’osservatore non può sperimentare o possedere l’energia, se si trova nel pensiero! Anche se il pensiero è una frazione dell’energia…
L'osservatore non può realizzare ciò, poiché è offuscato da una presa di posizione.
Uscendo dal pensiero e andando al di là del continuo chiacchiericcio mentale ci si ritrova immersi dalle proprie e altrui energie.
E lì, nella diversità delle energie, che sperimentiamo l’espressione dell'Amore.
Tale esperienza ci permette di fonderci completamente con l'Amore e di goderci completamente l'espressione delle diversità delle energie che scorrono in Noi.
Giuseppe Boccia

Le infinite sfaccettature del prisma dell’universo


Nella vita si svelano le infinite sfaccettature del prisma dell’universo interiore del nostro essere emozionali.
Ponendoci infine domande, prove, e dinanzi a ogni difficoltà, la verità della nostra consapevolezza esce fuori.

Giuseppe Boccia

L'esistenza, nella dualità


L'esistenza... nella dualità è il dilemma più grande, che contrappone alle radici le ali.
Dal passaggio da una parte o l'altra è l'espressione di ciò che provi in quell'istante nell'esperienza emozionale.
Sospesi su questo filo teso, andare o restare?
Camminando sospeso sulla dualità della vita...
Si sceglie solo influenzati dall'emozione del momento, è più forte delle necessità di essere conduttori, il bisogno della sicurezza di un passato, che ha lasciato segni indelebili.
La certezza di questa vita a dispetto dell’incertezza è che devi trovare il centro tra le radici e le ali!
Giuseppe Boccia

IL VECCHIO NONNO E IL NIPOTINO


C’era una volta un uomo molto anziano che camminava a fatica; le ginocchia gli tremavano, ci vedeva poco e non aveva più neanche un dente. 
Quando sedeva a tavola, reggeva a malapena il cucchiaio e versava sempre il brodo sulla tovaglia; spesso gliene colava anche dall’angolo della bocca. Il figlio e la nuora provavano disgusto, perciò costringevano il vecchio a sedersi nell’angolo dietro la stufa e gli davano da mangiare in una brutta ciotola di terracotta. Il poveretto guardava sconsolato il loro tavolo, con gli occhi lucidi. Un giorno le sue mani, sempre tremanti, non riuscirono a reggere la ciotola, che cadde a terra e andò in pezzi. La donna lo rimproverò, ma il vecchio non disse nulla e sospirò. Allora per pochi soldi gli comprarono una ciotola di legno. Mentre sedevano in cucina, si accorsero che il figlioletto di quattro anni armeggiava per terra con dei pezzetti di terracotta. «Che cosa stai combinando?» gli domandò il padre. «Ecco… - rispose il bambino - sto accomodando la ciotola per farci mangiare te e la mamma quando sarete vecchi». I genitori allora si guardarono e scoppiarono in lacrime. Fecero subito sedere il vecchio nonno al loro tavolo e da quel giorno lo lasciarono mangiare sempre assieme a loro. E quando versava il brodo non dicevano più nulla.
(Fiaba dei fratelli Grimm)
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