LA
TEORIA DELLA GHIANDA
DI
James Hillman
INTRODUZIONE
ALLA TEORIA DELLA GHIANDA
Non
pretendo di spiegare in modo sistematico questa preziosa teoria , per
approfondimenti vi rimando alla sua esposizione nel libro di James
Hillmann "Il codice dell'Anima ".
Scegliersi
un seme , una ghianda , dal grande cesto delle possibilità .
E'
questa la teoria della ghianda , l'idea che , prima di incarnarci,
scegliamo.
Scegliamo
un seme . Chi di noi ha ancora abbastanza confidenza con l'elemento
terra per sapere di un seme ?
Ci
sono tanti semi, e anche all'interno delle stessa specie ogni seme dà
una pianta diversa , ci vuole la buona terra , l'acqua, la luce , ci
vuole il tempo giusto della semina e la pazienza di aspettare il
germoglio...
e una
infinità di altre qualità che permettono lo sviluppo di una bella
pianta ma anche no...
e poi
quanto durerà ?
darà
frutti ?
Sarà
sola nella savana o dentro un grande bosco ?
Sarà
l'ultima della specie o sarà l'inizio di una nuova ?
Si
troverà nei giardini pubblici della città o in un appartamento ?
Sarà
abitata da uccelli o ospiterà nelle sue radici una tana ?
diventerà
cavo e vecchissimo o morirà alla prima siccità ?
Sarà
colpita da un fulmine e rimarrà a lungo uno scheletro o sarà
circondata da uno steccato e fotografata da tutti come pianta
protetta?
Segnerà
un bivio o condurrà le genti alla sorgente d'acqua fresca ?
Questi
semi siamo noi ... è la scelta che non ricordiamo di aver fatto e di
cui troppo spesso ci lamentiamo.
La
teoria della ghianda di
Hillman
dice
che e chiunque è
venuto
al mondo con un’immagine che ci definisce.
E
questa forma, questa idea, questa immagine non tollerano eccessive
divagazioni. La teoria della ghianda sostiene che ciascuna persona
sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è
già presente prima di potere essere vissuta.
Noi
nasciamo con un carattere; che è dato; che è un dono, come nelle
fiabe dalle fate madrine al momento della nascita.
Se
sei una ghianda non potrai che diventare una quercia, un giorno. Per
quanto tu tenti di deviare il corso degli eventi o di forzare la tua
natura, il tuo destino è di diventare una quercia. Niente altro che
una quercia. E’ il tuo daimon.
Ciascuno
di noi è unico, ciascuno di noi ha un talento, scoprirlo e nutrirlo
con l’applicazione è ciò che dà un senso al nostro essere qui e
ciò da cui dipende la nostra felicità e il nostro equilibrio.
La
teoria della ghianda e il concetto del daimon dello psicanalista e
filosofo americano James Hillman racchiudono l’accettazione di un
mistero, di qualcosa di innato che chiede solo di poter uscire allo
scoperto rispettandone tempi e modalità, diverse per ognuno di noi.
Daimon
in greco significa demone.
Andando
oltre la sua comune accezione, il termine rende l’idea perchè è
ciò che pervade tutto il nostro essere. Si rifà al mito di Er di
Platone e Hillman descrive il daimon come la creatura divina che ci
guida nel compimento di quel disegno che la nostra anima si è scelta
prima di nascere e di cui ci dimentichiamo al momento in cui veniamo
al mondo.
Ma
la vocazione, la chiamata, resta. E il daimon ci spinge a
realizzarla. Per riconoscere il seme che ci guida bisogna prestare
attenzione ai segnali dell’infanzia.
A
volte sono improvvisi, a volte perfino contraddittori, ma solo in
apparenza.
A
volte il daimon si rivela all’ improvviso, a volte ti protegge
affinché
tu raggiunga l’età in cui sarai in grado di guardare in faccia il
tuo destino. Il modo in cui siamo stati cresciuti, i condizionamenti
esterni, gli schemi mentali che ci costruiamo, le necessità del
vivere ci soffocano e ci confondono, ma il nostro daimon è lì per
ricordarci che dobbiamo compiere il nostro destino ed è lì a creare
le condizioni stesse affinché accada.
Facendoci
incontrare le persone che dobbiamo incontrare, frapponendo nella
nostra vita anche gli ostacoli da superare perché necessari alla
nostra evoluzione. Se realizziamo che esiste la spinta del nostro
daimon, allora si spiegano molte cose...
Hillman
sostiene che: "Ci sono più cose nella vita di ogni uomo di
quante ne ammettano le nostre teorie su di essa. Tutti, presto o
tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a
percorrere una certa strada. Il paradigma oggi dominante per
interpretare le vite umane individuali, e cioè il gioco reciproco
tra genetica e ambiente, omette una cosa essenziale: quella
particolarità che dentro di noi chiamiamo "me".
Se
accetto l'idea di essere l'effetto di un impercettibile palleggio tra
forze ereditarie e forze sociali, io mi riduco a mero risultato".
La
cosa fondamentale per realizzare se stessi è un'immagine innata, una
vocazione, un carattere, l'idea che ogni persona sia portatrice di
un'unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima
di poter essere vissuta. Il nostro "compagno", il nostro
daimon ci ricorda il contenuto della nostra immagine, è il portatore
del nostro destino.
Dobbiamo
prestare particolare attenzione all'infanzia, per cogliere i primi
segni del daimon all'opera, per afferrare le sue intenzioni e non
bloccargli la strada.
Nella
nostra società, continua Hillman, le discipline che si occupano
dello studio e della terapia della psiche ignorano un fattore che
altre culture considerano il nucleo della personalità e il
depositario del destino individuale:
l'oggetto
centrale della psicologia, la psiche o anima, non entra nei libri
ufficialmente dedicati al suo studio e alla sua cura!
I
molti nomi non ci dicono che cosa sia questo "qualcosa";
però ci confermano che esiste.
Alludono
alla sua natura nebulosa che si rivela per allusioni, per sprazzi di
intuizione, in sussurri e nelle improvvise passioni e bizzarrie che
interferiscono nella nostra vita e che ci ostiniamo a chiamare
sintomi.
Per
approfondire leggere il libro di James Hillmann
"Il
codice dell'Anima ".
Di
seguito ve ne lascio un passo ...
Dal
racconto platonico del mito di Er , dall'ultimo capitolo della
"Repubblica":
"Le
anime , che provengono da vite precedenti e soggiornano in una
sorta di aldilà , hanno ciascuna un destino da compiere , una parte
assegnata (Moira) che corrisponde in un certo senso al carattere di
quell'anima .
Per
esempio l'anima di Aiace Telamonio , il valoroso e irruente guerriero
,scelse la vita di un leone , mentre quella di Atalanta , la vergine
famosa per la velocità nella corsa , scelse il destino di un atleta
e un'altra anima quello di un abile artigiano.
L'anima
di Ulisse , memore delle prove e dei travagli patiti e "guarita
di ogni ambizione ", andò a lungo in giro alla ricerca di una
vita di uomo solitario senza occupazione , e la trovò a stento ,
gettata in un canto e negletta dagli altri ...
Quando
tutte le anime si erano scelte la vita , secondo che era loro toccato
, si presentavano davanti a Lachesi [ lachos , parte , porzione di
destino ] .
A
ciascuno ella dava come compagno il genio [ daimon] che quella si era
assunto , perchè le facesse da guardiano durante la vita e adempisse
il destino da lei scelto .
Il
daimon conduce l'anima dalla seconda delle personificazioni del
destino , Cloto [ klotho , filare , volgere il fuso ].
Sotto
la sua mano e il volgere del suo fuso , il destino [ moira] prescelto
è ratificato . ( Gli viene impresso il suo particolare effetto ? ).
Quindi
il genio [daimon] conduceva l'anima alla filatura di Atropo [atropos,
che non si può volgere all'indietro , irreversibile ]per rendere
irreversibile la trama del suo destino .
Di
lì senza voltarsi , l'anima passava ai piedi del trono di Necessità
( Ananke ) o , come traducono alcuni , del grembo di Necessità .
"Dal testo non risulta chiaro in che cosa consista esattamente il KLEROS lasciato cadere ai piedi delle anime affinchè ciascuna scelga il proprio .
Il
termine kleros può avere tre significati strettamente connessi :
a)
pezzo di terra , come il nostro lotto di terreno e per estensione,
b) lo
spazio , la parte assegnata nell'ordine generale delle cose,
c)
eredità , ciò che per diritto
ci viene un quanto eredi. "
Secondo
Hillmann il kleros è l'immagine , noi raccogliamo l'immagine ai
nostri piedi che abbraccia l'insieme di una vita tutto in una volta :
"ecco
quella che voglio che è la mia giusta eredità ".
La
nostra anima sceglie l'immagine che noi viviamo . Dunque quella che
io ricevo è l'immagine che è la mia eredità , la porzione
assegnatami nell'ordine del mondo , il mio posto sulla terra,
condensata in un modello che è stato scelto dalla mia anima o , per
meglio dire , che viene sempre di continuo scelto dalla mia anima,
perchè nel mito il tempo non entra ( il mito non è mai accaduto ma
è sempre ) .
La
psicologia antica localizzava l'anima nella regione del cuore ,
dunque il nostro cuore custodisce l'immagine del nostro destino e ci
chiama ad esso ....
per
dipanare quell'immagine occorre tutta una vita...
esempi
della teoria della ghianda : Medea e il suo destino
Medea
l'archetipo della donna sacerdotessa , guaritrice, conoscitrice di
arti magiche , amante coraggiosa, tenera e sensibile , impavida di
fronte allo sconosciuto e temibile nell'ira e negli inganni che trama
, madre ambiziosissima possessiva e fatale per i suoi figli... ecco
tratta dalla lettura del " Vello d'oro " una scena che ce
la rende nel suo umanissimo aspetto quasi posseduta dal suo Daimon :
Medea
insieme con gli Argonauti è ospite del re Alcinoo e della regina
Arete nell'isola dei Feaci , prossima al matrimonio con Giasone si
confida con la regina ...
"
Medea sorrise a Arete fra le lacrime e quella continuò a
chiacchierare:
- Dolce ragazza , come ti invidio la prima notte di nozze !
- Mi sembra ieri che io e il mio caro Alcinoo ci siamo sposati :
mi ricordo la pioggia di semi d'anice e le mele candite e il primo bacio sotto la coperta dai molti colori che mia madre aveva preparato per me .
E come fu delizioso il profumo di caprifoglio , quella notte ! Credimi , mia cara, il rapimento del primo amplesso non torna più : - non si dimentica mai , ma non torna più . Ah , che inesprimibili gioie sono in serbo per te !
La
voce dolce della regina tremava di tenerezza e Medea non riuscì a
confessarle che in realtà non c'era al mondo donna più disgraziata
di lei , che odiava ciò che più desiderava e desiderava ciò che
più odiava, lontana dalla sua casa , rovina della sua famiglia ,
traditrice del magnanimo eroe del cui tempio era stata sacerdotessa (
Prometeo ) . Ma disse :
- Regina e sorella , ti ringrazio per i tuoi buoni auguri e invidio con tutto il cuore la tua vita felice con il nobile Alcinoo, non posso neanche sperare di goderne una simile. Infatti , come devi sapere, una sacerdotessa della Dea è maledetta dal suo doppio occhio e dalla sua doppia natura :
- ella concepisce trame abili e sanguinarie contro la sua stessa innocenza, in preda all'angoscia distrugge coloro che più la amano e per allontanare la sua solitudine riempie la sua casa di bugiardi , deboli e ruffiani
- -Arete gridò:
- - Figlia mia , non dire cose tanto terribili , neanche per stornare la gelosia di un dio o di uno spirito maligno !
- La dea brilla sul tuo volto , non ti credo capace di nessuna malvagità. Possa tu essere benedetta da molti figli , quattro o cinque almeno: i figli hanno un effetto benefico calmante sulle donne dotate di troppa intelligenza come te-.
- Medea rispose :
- - Ottima Arete, io non oso sperare nessuna benedizione del genere, sebbene sia una donna onesta, credo, come te. La madre terribile ( la triplice Dea )mi perseguita , possiede la mia anima e fa di me lo strumento della sua implacabile rabbia ; finchè vorrà servirsi di me , sarò un pericolo per la città in cui abiterò come una torcia di legno di pino fumante in un campo di orzo maturo per la mietitura.
- Quindi , regina e sorella, se nella bontà del tuo cuore ora puoi salvarmi , questa sarà una prova della tua saggezza come della tua virtù ; ma ti prego , non convincermi a rimanere con voi un giorno più del necessario-.
Chissà
, forse ancora oggi scorre nel nostro sangue lo sdegno e l'ira della
dea nel ricordo dell'antico potere , il potere dell'amore, perduto ;
perduto nel senso che alla dea non venne più dedicato il culto .
Medea
misteriosamente sembra esprimere il peggio di sè dal momento che si
innamora di Giasone , l'uomo la cui unica qualità sono i capelli
d'oro e il sorriso bello ; sembra divenire la madre moderna
possessiva e che proietta i suoi sogni di gloria sui figli nel
momento che tradisce il culto di Prometeo , la conoscenza, sempre per
seguire l'uomo del nuovo mondo quello del culto di Zeus , figlio
della Dea.
La
Dea dirà al figlio Zeus "Tieniti tutti i poteri , io per me ,
incauto , nelle nostre trattative , ho tenuto il potere del vento e
del destino "...e si lascia schiaffeggiare dal figlio senza
battere ciglio ...
Nelle
culture native sempre quando c'era un Demone furioso gli si
tributavano riti e culti , diciamo così gli si dava da mangiare per
calmarlo , lo si riconosceva e gli si dava ascolto . Questo portava
equilibrio . Così pure nelle nostre vite personali e nella società
il culto della dea è rimasto troppo a lungo trascurato , dimenticato
nonostante la furia dilagante delle inondazioni ,dei diluvi , delle
tempeste , dei tornadi , nonostante i lutti e le miserie.
Ristabiliamo in noi e nel nostro modo di vivere il potere della dea ,
che è poi il potere dell'amore, ella si calmerà e ci nutrirà
infinitamente.
Un
altro esempio della teoria della ghianda dice -sono parole di
Hillmann-
che
io e voi e chiunque altro siamo venuti al mondo con un'immagine che
ci definisce...ovvero ciascuno di noi incarna l'idea di sè stesso .
E questa forma , quest'idea , quest'immagine non tollerano eccessive
divagazioni.
La
teoria inoltre attribuisce all'immagine innata un'intenzionalità
angelica , o daimonica, come se fosse una scintilla di coscienza; non
solo , afferma che l'immagine ha a cuore il nostro interesse perchè
ci ha scelti per il proprio .
Ecco un'altro esempio tratto dal "Il grande Gatsby " di Francis Scott Fitzgerald.
Era
James Gats che bighellonava quel pomeriggio sulla spiaggia in un
maglione verde e un paio di calzoni di tela, ma fu già Jay Gatsby a
farsi prestare una barca a remi , per accostarsi al Tuolemee e
informare Cody che poteva venir sorpreso da un colpo di vento e
affondare in mezz’ora.
Probabilmente
già allora teneva il nome pronto da un pezzo . I suoi genitori erano
contadini fossilizzati e falliti : la sua fantasia non li aveva del
resto mai accettati come genitori . La verità è che Jay Gatsby di
West Egg, Long Island, era scaturito da una concezione platonica di
sé stesso . Era un figlio di Dio frase che, se vuol dire qualcosa,
vuol dire proprio questo e doveva continuare l’opera del padre
mettendosi al servizio di una bellezza vistosa ,volgare,da
prostituta. Così inventò con Jay Gatsby il tipo che poteva venir
inventato da un diciassettenne e rimase fino alla fine fedele a
questa concezione.
Per
chi non conosce la storia , la vita di quel ragazzo del Middle West
cambia quel giorno in cui avvicinandosi alla barca del miliardario
Cody e avvisandolo del pericolo imminente viene da lui apprezzato ,
visto come un ragazzo promettente e tenuto a bordo come tutto fare e
infine come consigliere personale . L'immagine racchiusa nella
ghianda ,nel seme che ha scelto , si di svela , spinta dal daimon
,chiama Gatsby a un'altra vita con un altro nome che lui aveva già
pronto per rimanere fedele alla concezione platonica scaturita da sè
stesso . Cosa sia non importa : bellezza vistosa , volgare , da
prostituta . Ciò che importa è il riconoscimento della chiamata.
Gatsby intuisce il suo destino e le circostanze si presentano
attirate dalla sua visione.
-"A
mon seul désir", sesto e ultimo arazzo della serie "La
dama del Liocorno".
Gli arazzi furono tessuti nelle Fiandre tra il 1484 e il 1500. Oggi si trovano all'Hotel De Cluny , Parigi.
Gli arazzi furono tessuti nelle Fiandre tra il 1484 e il 1500. Oggi si trovano all'Hotel De Cluny , Parigi.
Prima
di incarnarci , racconta il mito , ci rechiamo a scegliere da una
grande cesta , piena di semi uno diverso dall'altro , il nostro
seme , la nostra ghianda . Immergiamo la mano e scegliamo con essa il
nostro destino . Essa tiene racchiuso in sé un arazzo , un quadro ,
un’immagine che si di svelerà nel corso della nostra vita ; il
compito del Daimon o nella nostra attuale cultura dell’Angelo è
quello di non farci mai perdere di vista il nostro proposito e di
ricordarci di completare il nostro quadro , anche se non ci piace ,
anche se abbiamo scelto un seme cattivo .
Qui di
seguito un racconto tratto dal romanzo di Karen Blixen “Out of
Africa “ che ci spiega in modo simile al mito, la teoria della
ghianda :
LE STRADE DELLA VITA
Un
uomo viveva in una casupola tonda con una finestra tonda e un
giardinetto
a triangolo. Non lontano da quella casupola c’era uno stagno pieno
di pesci .
Una
notte l’uomo fu svegliato da un rumore tremendo e uscì di casa per
vedere cosa fosse accaduto . E nel buio si diresse subito verso lo
stagno.
Prima
l’uomo corse verso sud , ma inciampò in un gran pietrone nel mezzo
della strada ;poi, dopo pochi passi, cadde in un fosso; si levò;cadde
in un altro fosso , si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza
volta si rimise in piedi .
Allora
capì di essersi sbagliato e rifece di corsa la strada verso nord. Ma
ecco che gli parve di nuovo di sentire il rumore a sud e si buttò a
correre in quella direzione . Prima inciampò in un grande pietrone
nel bel mezzo della strada, poi dopo pochi passi , cadde in un fosso,
si levò , cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso
e per la terza volta si rimise in piedi. Il rumore ,ora lo avvertiva
distintamente ,proveniva dall'argine dello stagno.
Si
precipitò e vide che aveva fatto un grande buco , da cui usciva
tutta l’acqua insieme ai pesci. Si mise subito al lavoro per
tappare la falla, e solo quando ebbe finito se ne tornò a letto.
La
mattina dipoi affacciandosi alla finestrella tonda , che vide ?
Una
cicogna !
Son
contenta
–prosegue
la Blixen-che mi abbiano raccontato questa fiaba.
Al
momento giusto mi sarà d’aiuto.
L’avevano
imbrogliato, l’ometto, e gli avevano messo tra i piedi tutti quegli
ostacoli:”
Quanto
mi toccherà correre su e giù?”
si
sarà detto ,”che nottata di disdetta!”
e
si sarà chiesto il perché di tante tribolazioni:
non
lo poteva sapere davvero che quel perché era una cicogna.
Ma
con tutto ciò non perse mai di vista il suo proposito, non ci fu
verso che cambiasse idea e se ne tornasse a casa , tenne duro fino in
fondo. Ed ebbe la sua ricompensa: la mattina dopo vide la cicogna.
Che bella risata si dovette fare .
Questo
buco dove mi muovo appena, questa fossa buia in cui giaccio, è forse
il tallone di un uccello ?