La relazione
di
Jiddu
Krishnamurti
Io inizio con cose semplici
Guardando
il mondo, guardando l’umanità, il “me” e vedendo la necessità
di una totale e radicale rivoluzione, come è possibile metterla in
atto?
Può
essere possibile soltanto quando l’osservatore non fa più nessuno
sforzo per cambiare, perché egli stesso fa parte di quello che cerca
di cambiare. Quindi, tutto l’agire da parte dell’osservatore
cessa completamente e in questa totale inazione c’è un’azione
del tutto diversa.
Non
c’è nulla di misterioso o di mistico in questo.
E’
un semplice fatto.
Non
parto dalla fine remota del problema, che è la cessazione
dell’osservatore, comincio dalle cose semplici. Posso guardare un
fiore sul bordo della strada o in camera mia senza che il pensiero
cominci a dire:
“E’
una rosa, mi piace il suo profumo” ecc. ecc.?
Posso
semplicemente osservare senza l’osservatore?
Se
non lo avete mai fatto, fatelo, partendo dal livello più basso;
veramente, non è il livello più basso, se sapete come farlo, avete
fatto tutto.
Quando
si comincia da molto vicino …
Di
solito noi partiamo dal più lontano:
il
principio supremo, l’ideale grandioso, e ci perdiamo nella vaghezza
di qualche sogno o pensiero immaginario. Ma, quando cominciate da
molto vicino, da ciò che vi sta più vicino, cioè da voi, allora il
mondo intero vi si apre perché voi siete il mondo e al di fuori c’è
soltanto la natura. La natura non è una cosa immaginaria, è reale e
quello che vi accade ora è reale. Dovete cominciare dal reale, da
ciò che accade ora, e “ora” è senza tempo.
Non
migliorarsi
Colui
che vuole migliorare se stesso non può mai essere consapevole,
perché migliorarsi implica condanna e ricerca di un risultato.
Mentre nella consapevolezza c’è osservazione senza condanna, senza
negazione o accettazione.
La
consapevolezza comincia con le cose esterne, con l’essere
consapevoli, in contatto con gli oggetti, con la natura. Prima c’è
la consapevolezza delle cose attorno a noi, si è consapevoli degli
oggetti, della natura, poi delle persone, che significa essere in
relazione; e poi c’è la consapevolezza delle idee.
Questa
consapevolezza, questa sensibilità verso le cose, la natura, le
persone, le idee, non è una serie di processi separati, ma un solo
processo unitario. E’ una costante osservazione di tutto, di ogni
pensiero, sentimento e azione mentre sorgono dentro di noi.
Consapevolezza di ciò che vi sta intorno
Se
siete consapevoli di ciò che vi sta intorno:
la
curva della strada, la forma dell’albero, il colore dell’abito di
qualcuno, il profilo del monte contro il cielo blu, la delicatezza di
un fiore, il dolore sul viso di un passante, l’ignoranza,
l’invidia, la gelosia della gente, la bellezza della terra allora,
guardando tutte queste cose senza condanna, senza scelta, potete
cavalcare la marea della consapevolezza profonda.
E
quindi diventerete consapevoli delle vostre reazioni, della vostra
meschinità, delle vostre gelosie. Partendo dalla consapevolezza
esteriore, raggiungete l’interiorità; ma se non siete consapevoli
dell’esterno, non potete certamente vedere l’interno … Quando
c’è consapevolezza interiore di ogni attività della vostra mente
e del vostro corpo, quando siete consapevoli dei vostri pensieri e
sentimenti segreti e palesi, consci e inconsci, allora da questa
consapevolezza deriva una chiarezza che non è indotta o costruita
dalla mente.
La conoscenza di sé
La
conoscenza di sé è il principio della saggezza.
Nell'auto-conoscenza
c’è
l’intero universo; essa abbraccia tutte le lotte dell’umanità.
Per
andare lontano, bisogna cominciare da molto vicino
E’
certo che, per andare lontano, bisogna cominciare da molto vicino. Ma
questo è difficilissimo per la maggior parte di noi, perché
vogliamo fuggire da “ciò che è”, dal fatto di ciò che siamo.
Senza
comprendere noi stessi, non possiamo andare lontano, e noi siamo
sempre in relazione; senza relazione non c’è affatto esistenza.
Quindi la relazione è l’immediato e, per andare oltre l’immediato,
bisogna che ci sia la comprensione della relazione. Ma noi vorremo
esaminare ciò che è molto lontano, quello che chiamiamo Dio o
verità, piuttosto che portare una rivoluzione fondamentale nelle
nostre relazioni, e questa fuga verso Dio o la verità è qualcosa di
completamente fittizio, irreale. La relazione è la sola cosa che
abbiamo e senza comprenderla non potremo mai scoprire che cosa è la
realtà, o che cosa sia Dio. Quindi, per produrre un cambiamento
totale nella struttura sociale, nella società, l’individuo deve
mettere ordine nelle sue relazioni, e questo è l’inizio della sua
stessa trasformazione.
La conoscenza di sé attraverso la relazione
La
conoscenza di sé non si basa su nessuna formula. Potete rivolgervi a
uno psicologo o psicanalista per scoprire quello che siete, ma quella
non è auto-conoscenza.
La
conoscenza di sé avviene quando siamo consapevoli di noi stessi
nella relazione, che ci mostra quello che siamo di momento in
momento. La relazione è uno specchio in cui vederci per come siamo
realmente. Ma per la maggior parte siamo incapaci di guardarci per
ciò che siamo nella relazione, perché immediatamente cominciamo a
condannare o giustificare quello che vediamo: giudichiamo, valutiamo,
paragoniamo, neghiamo o accettiamo, ma non osserviamo mai veramente
“ciò che è”, e per molte persone questa sembra la cosa più
difficile da fare; eppure, è solo questo il principio della
conoscenza di sé.
La relazione è lo specchio
La
relazione è lo specchio in cui possiamo vederci per come siamo.
Tutta la vita è un movimento di relazione. Non c’è nessun essere
vivente sulla terra che non sia in relazione con qualcos'altro.
Perfino l’eremita, un uomo che si ritira in un luogo solitario, è
in relazione con il passato e con quelli che stanno intorno a lui.
Non c’è modo di sfuggire alla relazione. In questa relazione, che
è uno specchio in cui possiamo vedere noi stessi, possiamo scoprire
che cosa siamo, le nostre reazioni, i nostri pregiudizi, le nostre
paure, depressioni, ansie, solitudini, sofferenza, dolore,
dispiaceri. Possiamo anche scoprire se amiamo o se non ci sia una
cosa come l’amore. E allora esamineremo la questione della
relazione, perché quella è la base dell’amore.
Cambiare le proprie relazioni
Vivere
significa essere in relazione.
Quindi
devo comprenderla e devo cambiarla.
Devo
scoprire come portare un radicale cambiamento nelle mie relazioni,
perché, alla fine, queste producono le guerre; è quello che sta
succedendo in questo paese, fra pachistani e indù, fra musulmani e
indù, fra arabi ed ebrei.
Non
ci sono altre vie d’uscita, né attraverso i templi, le moschee o
le chiese cristiane, né discutendo i Vedanta, o in altri diversi
sistemi.
Non
c’è nessuna via d’uscita a meno che voi, come esseri umani, non
cambiate radicalmente le vostre relazioni.
E ora sorge questo problema:
come
faccio a cambiare, non in astratto, la relazione che ora si basa su
realizzazioni e piaceri egocentrici?
Nè
rinuncia nè condiscendenza
Per
comprendere a fondo se stessi, ci vuole equilibrio.
Cioè,
non si può abbandonare il mondo sperando di capire se stessi, o
essere talmente presi dal mondo da non avere occasione di
comprendersi. Ci deve essere equilibrio, e non rinuncia o
condiscendenza.
Vivere significa essere in relazione
La
comprensione di sé non avviene ritirandosi dalla società o
rifugiandosi in una torre d’avorio. Se voi ed io entriamo veramente
nella questione, con attenzione e intelligenza, vedremo che possiamo
comprendere noi stessi soltanto nella relazione e non
nell'isolamento.
Nessuno può vivere isolato.
Vivere significa essere in relazione.
E’ soltanto nello specchio della relazione che capisco me stesso, e questo significa che devo essere straordinariamente vigile nei miei pensieri, sentimenti e azioni nella relazione.
Non si tratta di un processo difficile o di un comportamento sovrumano. E, come per tutti i fiumi, mentre la sorgente è quasi impercettibile, a poco a poco le acque aumentano di volume e di profondità. In questo folle e caotico mondo, se entrate in questo processo, deliberatamente, con cura, con pazienza, senza condannare, vedrete come tutto comincia a prendere slancio; e non è una questione di tempo.
Jiddu
Krishnamurti
1The
Collected Works vol XVI, p 205
2 Letters to the Schools vol I, p 58
3 The First and Last Freedom, p 173
4 The Collected Works vol XV p 243
5 This Matter of Culture p 113
6 The Collected Works vol VI pp 137
7 The Collected Works vol IX p 137
8 Mind Without Measure p 79
9 The Collected Works vol XVI pp 34-35
10 The Collected Works vol III p 22
11 The Collected Works vol VI, pp 37-8
2 Letters to the Schools vol I, p 58
3 The First and Last Freedom, p 173
4 The Collected Works vol XV p 243
5 This Matter of Culture p 113
6 The Collected Works vol VI pp 137
7 The Collected Works vol IX p 137
8 Mind Without Measure p 79
9 The Collected Works vol XVI pp 34-35
10 The Collected Works vol III p 22
11 The Collected Works vol VI, pp 37-8
Fonte:
www.jkrishnamurti.org
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