La mia scoperta della Risonanza di Schumann è stata sconvolgente.
Lo dico in senso relativo, ovviamente, non si tratta di esperienze da Giorno del Giudizio. Lo dico inoltre a livello personale, dato che è stata anche alquanto tardiva. La mia prova dell’Acoustic Revive RR-77 mi è stata suggerita dall’amico Giuseppe Trotto, è arrivata buona ultima nel panorama internazionale, non se ne sentiva la necessità e il prodotto esiste, come ho scritto, da buoni sette anni… Ci sarebbe motivo di finirla qui, insomma. Invece, io raddoppio. Il miglioramento all’ascolto e il benessere psico-emotivo provato non mi hanno portato dallo psicologo, come forse avrei dovuto fare, ma ad approfondire l’argomento, che ritengo in realtà sia utile e interessante ben oltre le nostre ambizioni audiofile.
Per l’occasione, mi viene quindi in soccorso Andrea Amato, fondatore e proprietario della italiana Ætere’s. Cito paro paro dal loro sito: Ætere’s “è un’azienda leader nella Smart Energy Technology e fonda il suo lavoro su una visione antica dello spazio che ruota intorno ai principi di armonia, bellezza e sacralità. Gli ambienti abitativi e lavorativi contemporanei, al contrario, sono spesso basati su una visione dello spazio di stampo utilitaristico che, ponendo scarsa o nulla attenzione all’interazione con la sfera biopsichica dell’uomo, apporta inevitabili e spesso serie conseguenze alla salute e al benessere degli occupanti.
La ricerca ha portato Ætere’s alla realizzazione di una strumentazione diversificata, progettata per la biocompatibilità e ri-armonizzazione ambientale…”.
OK. Sento già le vostre risate. Ecco un altro che vuole venderci l’olio di squalano per ungere i nostri CD o raccomanda bagni criogenici per la salute dei nostri apparecchi… Beh, a parte che sia il primo che il secondo trattamento funzionano assai, a patto che si sappia cosa si sta facendo e come lo si deve fare, qui si tratta di essere aperti mentalmente e, modestamente, “lo fummo”!
Domanda: Andrea, la ricerca sulla Risonanza di Schumann si ferma alla sua utilità, vera o presunta, nel campo dell’audio?
Andrea Amato, Ætere’s: Grande attenzione e molta ricerca ruota attorno alla Risonanza di Schumann e tra i suoi possibili impieghi pratici si sta facendo strada l’ipotesi che essa possa essere la migliore soluzione frequenziale per l’ascolto ideale. Ma qualsiasi ipotesi di lavoro corre il rischio di non considerare tutte le implicazioni possibili, siano queste matematiche, fisiche, statistiche, biologiche e anche energetiche. Proviamo a infilarci in questo labirinto augurandoci che alla fine del percorso sia possibile verificare questo assunto: se emetto una frequenza costante e ben determinata in un ambiente d’ascolto sentirò meglio il suono? Fantasia o realtà?
Domanda: Bene, proponi un approccio sistematico. Ricapitolando, quindi, qual è questa frequenza? Cos’è questa Risonanza di Schumann?
Amato: Intorno agli ultimi anni dell’800 il genio di Tesla formulò una teoria che, ripresa dalle ricerche di Schumann negli anni ‘50, venne confermata come realtà. La “cavità” compresa tra la Ionosfera e la Terra contiene un campo magnetico pulsante dove le onde elettromagnetiche si propagano come “onde su una molla”, uno spazio in grado di riflettere la radiazione elettromagnetica a bassa frequenza così come uno specchio riflette la luce. L’insieme, rappresenta anche una sorta di condensatore, dove la Terra funge da polo negativo e la Ionosfera da quello positivo. L’oscillazione di queste onde avviene tra frequenze comprese tra 1 e 50 cicli al secondo, cioè Hz, mentre la frequenza fondamentale della Risonanza di Schumann ha un valore di circa 7,5 Hz.
Questa frequenza, ottenuta inizialmente solo attraverso un calcolo matematico, è stata poi rilevata strumentalmente trovando che ha un valore medio intorno ai 7,8 Hz. Come qualsiasi altro suono prodotto in natura, la frequenza di base è sempre accompagnata da altre frequenze, armoniche della fondamentale, che in questo caso sono presenti a circa 14, 21, 26, e 33 Hz. La Risonanza di Schumann e tutte le sue armoniche appartengono a una famiglia più grande, definita come “banda geomagnetica” dal momento che proprio in questo intervallo di frequenze si manifestano una grande varietà di fenomeni elettromagnetici naturali.
Domanda: La teoria è affascinante, ma, in pratica, come si ottengono questi valori?
Amato: Esatto, il concetto è chiaro e rilevato strumentalmente, ma occorre fare due conti: la circonferenza della Terra misura circa 40.030 chilometri. Un segnale elettromagnetico viaggia intorno al globo alla velocità della luce di 299.800 km/secondo. Un suo giro intero intorno alla Terra dura circa 0,1335 secondi, ciò che corrisponde a circa 7,49 Hz. Già, ma non ci siamo, gli strumenti attuali rilevano 7,83 Hz, siamo incappati nella prima approssimazione… ma nel nostro calcolo non abbiamo considerato l’altezza della Ionosfera, abbiamo calcolato la frequenza al suolo con una Ionosfera di altezza pari a zero. Ok, rifacciamo i calcoli, incrementiamo il raggio della Terra e inglobiamo l’altezza della Ionosfera, circa 150 km, così il valore dovrebbe essere più vicino a quello misurato. Niente affatto, otteniamo un’ulteriore diminuzione di valore, circa 7,32 Hz. Pare ora evidente che, nel determinare questa frequenza intervengano altri fattori che alterano il semplice ragionamento scientifico. O forse dobbiamo cominciare a inserire il concetto di “gamma di frequenze”, in modo che anche la Risonanza di Schumann possa essere interpretata e valorizzata come un “insieme di frequenze” piuttosto che determinata con un singolo e rigido valore medio. Questo valore, statisticamente più rilevante a 7,83 Hz, in realtà contiene una dinamicità, un movimento, una oscillazione di frequenze di spettro più ampio, più coerente a un sistema che necessariamente e continuamente interagisce con moltissime altre realtà energetiche, sia naturali che artificiali.
Domanda: Stiamo parlando di valori frequenziali in fondo molto vicini: una ben precisa frequenza può davvero influenzare così tanto il nostro sistema energetico?
Amato: La risposta è sì: il sistema energetico umano è estremamente efficiente, oltre che dinamico e funzionale, se armonico. Chi ha “progettato il sistema” ha fatto sì che organi e funzioni abbiano massima attivazione e rendimento a determinate frequenze, lasciando che il “resto”, non necessario in quel momento, funzioni con un consumo energetico ridotto. Stati di coscienza e specifiche zone del cervello entrano in risonanza con specifiche frequenze determinando lo “stato operativo” di un organo o funzione.
Domanda: Urge qualche esempio…
Amato: Ecco che arrivano… L’ippocampo, la parte del cervello localizzata nella zona mediale del lobo temporale, svolge un ruolo importante nella memoria a lungo termine e nella navigazione spaziale ed è estremamente attivo a circa 7,8 Hz.
Il timo, ghiandola situata fra i polmoni e sotto lo sterno, svolge un ruolo di “palestra del sistema immunitario”, informando i linfociti per stimolarne la risposta immunitaria, ed è molto operativo a circa 8 Hz.
L’epifisi, ghiandola situata nella zona centrale del cranio, svolge un ruolo fondamentale come “orologio del sonno” producendo melatonina, ed è fortemente attiva poco sopra gli 8 Hz.
Domanda: E sotto queste frequenze?
Amato: Tendenzialmente il range frequenziale al di sotto degli 8 Hz, cioè fino ai 4 Hz, appartiene a quello che viene definito stato Theta, sicuramente il più straordinario ed evasivo fra gli stati di coscienza. In Theta, possiamo anche sperimentare flash di immagini di natura piuttosto misteriosa. In questo stato si manifestano stati alterati come quello della trance, della trance ipnotica, delle immagini ipnagogiche, dell’accesso diretto all’inconscio, dove viviamo il massimo della creatività, dell’intuizione e delle nostre percezioni extrasensoriali. In questo stato emergono tutti quei comportamenti coscienziali in cui si è privi degli schermi di difesa dell’Io e dove lo stato di apprendimento viene messo nelle migliori condizioni.
Domanda: Avevo appena scoperto che esiste una frequenza, quella di Schumann, decisamente interessante e ora se ne sono aggiunte a bizzeffe…
Amato: Esatto. Questo non significa infatti che tutto il sistema improvvisamente lavori e risponda a un’unica frequenza. Attraverso l’elettroencefalogramma o con il bio-feed back HRV o Hearth Rate Variability – strumento che rileva una serie più vasta di dati relativi al sistema nervoso, possiamo analizzare la variabilità della frequenza cardiaca e di valutare il bilanciamento dell’attività fra sistema nervoso simpatico e parasimpatico. Si ottiene una visualizzazione grafica di una realtà frequenziale molto complessa, dove, pur aumentando in una data circostanza l’attività di uno stato di coscienza particolare e creandosi un picco di intensità in corrispondenza di una determinata frequenza, si nota dal diagramma un ventaglio di armonie delle altre vibrazioni necessarie a tenere in equilibrio dinamico il sistema.
Domanda: Quindi, una volta che ci siamo impadroniti di questi concetti, come potremmo migliorare noi semplici audiofili il nostro ambiente d’ascolto?
Amato: Veniamo al punto, dopo aver sinteticamente dipanato una serie di concetti. Per mettere nelle migliori condizioni di ascolto una persona, quindi l’ambiente in cui è inserito l’impianto di riproduzione sonora e lo stesso ascoltatore, è preferibile emettere una frequenza fissa come può essere quella di 7,83 Hz, identificata per molti e sinteticamente come la Risonanza di Schumann. Oppure… creare i presupposti naturali di comportamenti dinamici, differenziati e armonici di flussi di energia eterica all’interno di un ambiente, determinando, sì, di conseguenza una Risonanza di Schumann, ma in tutta la sua completezza vibrazionale.
Domanda: So che questo è proprio l’oggetto del vostro lavoro…
Amato: Infatti. Noi della Ætere’s crediamo che la strada giusta sia nella seconda ipotesi di lavoro. Abbiamo monitorato in bio-feed back HRV alcune persone inserite in un contesto energetico naturale ideale e opportunamente collocato geometricamente, tale cioè da essere il fulcro di un “toroide” di flussi di energia. Tali studi dimostrano che i soggetti risultano psicologicamente, biologicamente, energeticamente e coscienzialmente nelle migliori condizioni di ascolto, sia ispirazionali che analitiche.
Domanda: Tanta roba, dovremo approfondire, so comunque che i risvolti pratici delle vostre ricerche hanno portato anche voi a sviluppare dei “prodotti” e mi scuso per l’involontaria approssimazione del termine, non voglio allargarmi con definizioni improprie.
Amato: I nostri studi, portati avanti da un gruppo di ricercatori e dai fondatori Ætere’s, hanno avuto come naturale sbocco la creazione di una tecnologia che noi definiamo OVER Space, cioè Optimized Vibrational Environment Rebalancing Space, capace di operare sullo spazio, ottimizzando e riequilibrando le vibrazioni ambientali. Si tratta di realtà e non di fantasia, ma va tenuto presente che questa realtà prevede complessità maggiori, sia teoriche che operative, di quelle della “semplice” Risonanza di Schumann intesa in senso stretto.
Domanda: Grazie, Andrea, ci rinuncio! Scherzi a parte, quel che credo infine di aver capito è che la sola e semplice emissione della Frequenza di Schumann sia già di per sé importante. Ma che allargare l’emissione a frequenze molto vicine e farlo in modo dinamico, cioè non “fisso”, qualsiasi cosa questo significhi all’atto pratico, è “meglio”.
Amato: Esatto – sorride – e grazie a voi!