Quando il "carnefice" è una "Lei"


La narcisista manipolatrice.


Il narcisismo patologico non é una prerogativa maschile, ma può apparire tale sotto i riflettori delle testimonianze di tante donne soggiogate da narcisisti perversi. Anche la letteratura specialistica riserva uno spazio esiguo al narcisismo femminile e sembra alimentare la falsa credenza che la manipolazione affettiva sia appannaggio del cromosoma Y.

In parte, questo deriva dal fatto che le acquisizioni sui narcisisti provengono soprattutto dall’osservazione clinica e dalla narrazione delle loro “vittime” e che le donne in una condizione di disagio psicologico sono più propense dei maschi a portare all’attenzione di uno specialista la propria storia affettiva.

Gli uomini invischiati in una dipendenza sentimentale con una narcisista preferiscono tendenzialmente evitare di chiedere aiuto, persuasi dallo stereotipo sociale che, ancora oggi, impone al maschio il “codice d’onore” di cavarsela da solo e aggiunge alla sofferenza della relazione disfunzionale, sentimenti di colpa e vergogna. Questi sentimenti rendono parzialmente invisibili le narcisiste e il loro funzionamento relazionale proprio perché le loro prede maschili, a differenza delle vittime femminili, le “coprono” e scelgono il silenzio.

La narcisista manipolatrice

Tuttavia, l’omologo femminile del narcisista perverso esiste nella narcisista manipolatrice: la donna che, malgrado la differenza di genere, riproduce col partner l’inferno di corsi e ricorsi, di abbandoni, di svalutazioni e vessazioni ben note quando il “carnefice” é invece un uomo.

I tratti più distintivi della narcisista sono: l’illusione di unicità e grandezza del sé, la credenza di essere speciale e di possedere la verità, la pretesa di continue prove d’amore e di riconoscimento e l’invidia. Presa in un vortice di egocentrismo, è carente nella capacità di interpretare correttamente le emozioni altrui e tende a leggere con malizia machiavellica persino i comportamenti più limpidi e autentici.

Nel narcisismo femminile patologico c’è la marcata tendenza a un’ideazione persecutoria che produce continui conflitti e rotture interpersonali motivate con l’ingratitudine e la cattiveria degli altri.

Nella relazione affettiva, la narcisista manipolatrice si comporta inizialmente come il narcisista perverso. E’ capace di slanci sorprendenti, di azioni grandiose e dichiarazioni d’amore eclatanti. Appare avvolgente, adorante e generosa prima di passare, come il narciso, alla successiva fase distruttiva. Ma le analogie finiscono qui, perché dove il maschio diventa incostante ed espulsivo verso la partner, la narcisista donna si impegna in un incessante invischiamento col compagno e incentra la relazione sulla pretesa di cambiarlo da cima a fondo.

Il presupposto che sostiene la dipendenza affettiva del partner è il senso di inadeguatezza che la narcisista manipolatrice instilla nella relazione. “Non fai abbastanza per me”, “Dovevi dire o fare esattamente questo”, “Sei un uomo senza attributi”, “Gli uomini veri non si comportano come te”rientrano nel frasario tipico della narcisista, che risulta insoddisfatta qualunque cosa l’altro faccia per accondiscendere alle sue richieste.
Questo atteggiamento iper-critico non risparmia nessuno: i familiari e gli amici di lui, il lavoro che fa, come si veste, quanto guadagna. Ogni cosa è passata al setaccio impietoso della manipolazione che mirerebbe a rendere il partner finalmente adeguato alla grandezza della narcisa.

Colpi di scena e soap psicologiche.
I due finiscono per isolarsi dal mondo esterno e improntare l’intero rapporto sull’infelicità di lei e sul tentativo impossibile di lui di adeguarsi a ogni richiesta pur di evitare la disfatta estrema: il tradimento e la rottura definitiva della relazione. In realtà, la storia con una narcisista manipolatrice si snoda tra continue liti e interruzioni temporanee che si concludono con ricongiungimenti anche quando la fine sembrava irrimediabile. Questi ritorni di fiamma hanno l’intensità del colpo di scena da soap-opera e si declinano in due versioni:

1- lui si trascina implorante al cospetto della manipolatrice e giura di cambiare, lei concede il perdono incondizionato a dimostrazione della purezza del suo amore ma poi gliela farà pagare cara per averla lasciata o per averla costretta a lasciarlo;

2- è lei a tornare pur dopo averlo coperto di insulti e di maledizioni, lei a sembrare propensa al cambiamento pur di mantenere la relazione, tranne in seguito presentargli il conto per averla indotta a umiliarsi pur di riaverlo con sé.

In entrambi i casi la relazione prosegue come prima e peggio di prima all’insegna di una separazione impossibile, sino alla consunzione psicologica del partner che spesso non molla anche quando il suo disagio muta in sintomo. Insonnia, ansia, difficoltà di concentrazione, gelosia patologica, disfunzioni nella sfera sessuale, depressione, abuso di alcol o altre sostanze sono alcuni tra i disturbi che possono apparire in correlazione con la dipendenza affettiva.

Il probabile epilogo della storia con la narcisista manipolatrice è l’essere abbandonato proprio quando il partner credeva di aver soddisfatto con grande fatica le sue pretese o, quantomeno, di essersi garantito una qualche stabilità.  Lei tronca definitivamente e senza appello e, in tempo brevissimo, ha già intrapreso il (prossimo) “grande amore” della sua vita …


Fonte psicologia.it

Il nostro inconscio è strettamente collegato alla nostra Anima



Il nostro inconscio è strettamente collegato alla nostra anima (l'anima per interagire con la mente deve passare per l'inconscio), ciò che vi risiede nell'inconscio crea un onda di energetica ed attrae determinate situazioni.
Le situazioni irrisolte di qualsiasi genere siano, un disagio fisico, una situazione economica o un incomprensione nella coppia, devono renderci consapevoli del fatto che sono arrivate nella nostra vita perchè noi le abbiamo attratte:
- Per superare il problema definitivamente;
- Per chiudere un cerchio e crescere;
- Per diventare conduttori della propria vita.


Ma fino a quando la situazione non viene risolta, tenderà a ripetersi. Per attrarre l’armonia e la gioia è necessario risolvere il problema, chiudere il cerchio, 
altrimenti continuerà a ripresentarsi nella propria vita quello stesso problema in quello stesso campo e magari anche dopo anni.
Fa parte di noi noi, gli orientali direbbero che è il nostro karma.

E per risolvere il problema è necessario comprendere il messaggio che esso porta con sè. La situazione stessa ci porta dunque un messaggio. 

In ogni “apparente problema”, in ogni sofferenza si trova un messaggio da comprendere. 

È innanzitutto qualcosa che noi dobbiamo per prima cosa riconoscere in noi stessi per poi risolvere.

Nella fisici quantistica si è scoperto che è la nostra energia. Sono le vibrazioni che vengono emesse dal mondo interno in noi al mondo esterno creando l'esperienza emozionale che tratteniamo nell'inconscio, e nel corpo fisco.

L’apparente “problema” va risolto, va “guarito” altrimenti continuerà a ripresentarsi come un loop, un criceto che gira, gira, nella sua ruota.

Nella psicologia vengono chiamati i nostri “copioni” che tendiamo a ripetere.

Quindi ogni evento anche se ci appare negativo in effetti lo abbiamo attratto noi alla nostra vita, perchè in effetti c’era già nel nostro profondo ed ora riappare di nuovo per essere risolto. Dobbiamo essere abbastanza aperti per capire il messaggio. Un’ esperienza apparentemente non gradevole può essere un dono, una lezione per pulirci e migliorare.

Non arriva per farci del male ma al contrario per guarirci, per ricollegarci all'Anima.
Per chiudere definitivamente il cerchio, bruciare il Karma.

Risolviamo il problema affrontando l’evento e ringraziamo l’energia universale che ce lo ha mandato, perchè la nostra anima o la nostra parte energetica lo ha richiamato per risolverlo e quindi per crescere. Quindi è indispensabile risolvere i conflitti e quindi ringraziarli per averci trasmesso un messaggio che ci è stato utile per diventare più forti e per essere liberi.
Anche nella situazione apparentemente più dolorosa c'è un messaggio da capire, un dono!

"Le pietre preziose, i diamanti vengono trovati nelle miniere, in profondità, nelle viscere della terra. In genere non si riconoscono subito perchè sono ricoperti di materie calcaree, sabbia cristallizzata, terra e metalli ossidati. Apparentemente appaiono come sassi o detriti. Occorre innanzitutto riconoscerli e solo con l’esperienza questo è possibile. Poi vanno puliti con acidi, levigati e dopo un’accurata lavorazione possono emanare tutta la loro bellezza, la loro lucentezza, riflettere meravigliosi arcobaleni. 
Eppure se ne stavano là, sotto terra, ma al loro interno era celata una incredibile luce e bellezza."

Questa metafora ci può far comprendere il valore profondo di un’ esperienza che appare dolorosa. In realtà quel dolore nasconde un dono che deve uscire allo scoperto. Nell'esperienza apparentemente buia c’è la prova della nostra luce e della nostra forza che utilizziamo per superarlo.

Solo comprendendo in tutte le sue sfumature, capendo che è arrivata perchè era parte di noi, perchè andava capita e risolta. Solo con la comprensione ed il perdono verso le altre persone che ne erano coinvolte noi possiamo essere liberi di realizzarci come lo desideriamo e far brillare la nostra anima come una pietra preziosa. 

Con la comprensione verso gli altri, verso noi stessi e verso il messaggio che la situazione portava con se, noi siamo liberi, puliti, disintossicati e quindi possiamo essere o fare qualsiasi cosa in allineamento con la fonte primaria dell’energia...

Si è, un tutt'uno con il nostro Sé, diventando conduttori della propria vita. 

G. Boccia

Il cosiddetto Tuo mondo esterno è solo uno specchio Cosa significa?


Il cosiddetto Tuo mondo esterno è solo uno specchio
Cosa significa?
La mattina quando ci si alza, si passa davanti allo specchio e in quell'istante, nello specchio si può vedere un'immagine, un viso arrabbiato, minaccioso, così di riflesso anche chi si specchia si arrabbia per la poca cordialità riflessa. 
Ma quell'immagine riflessa nello specchio non si lascia impressionare per questo, anzi... più la si insulta, più essa invia altrettanti insulti.
In questo modo è facile perdere il controllo finché non si comincia a colpire.. e a colpire il viso incriminato e cosi facendo si frantuma lo specchio.
Tuttavia, nessuno si comporterà in questo modo con lo specchio di casa, perché ben consapevole che cos'è lo specchio e la sua funzione!
Ma ogni giorno tutte le persone vivono la loro vita quotidiana comportandosi nel modo sopra descritto.
Lottano contro i loro compagni, colleghi, parenti, o ingiustizie varie...
In realtà Tutti combattono soltanto contro se stessi.
Perché ogni cosa che sta fuori è uno specchio di ciò che è dentro.
Essere consapevoli, è comprendere che ciò che è fuori è come nello specchio:
"So a cosa serve..."
Così ogni cosa che accade fuori, fa vibrare una certa emozione... è come quando si usa lo specchio in casa, poiché può mostrare parti di Sé stessi che senza il suo aiuto non potremmo mai scorgere.
Se ogni persona imparasse a guardare dentro Sé stessa ogni qualvolta vibra un emozione, lasciando il fuori per quello che è:
"solo una funzione da specchio".
Non solo conoscerà se stesso, ma troverà la Via del cambiamento.

Giuseppe Boccia

Uno studio pubblicato su Psychological Science ha scoperto che l'umore influenza il modo in cui percepiamo i colori, quindi anche la visuale dell'aura è influenzata dall'umore.

BLU


Uno studio pubblicato su Psychological Science ha scoperto che l'umore influenza il modo in cui percepiamo i colori, quindi anche la visuale dell'aura è influenzata dall'umore.
Che colore vedete quando guardate questa immagine? 
Probabilmente se siete felici, la vostra risposta sarà un secco "blu". Ma se il vostro umore non è allegro, allora non riuscirete bene a definire il colore: forse azzurro? 
O celeste? 
Perché, come suggeriscono i ricercatori, pare che la tristezza cambi la percezione che abbiamo dei colori. In uno studio, pubblicato su Psychological Science, sono state esaminate le risposte di oltre 200 studenti universitari, immediatamente dopo aver visto un video triste o divertente.
Nella prima prova, 127 studenti sono stati divisi in due gruppi: al primo è stata fatta vedere una clip triste, al secondo una allegra. Di seguito è stata testata la loro capacità di identificare i colori. Ebbene si è riscontrato che le persone che avevano guardato il video animato triste non erano in grado di riconoscere con precisione i colori come invece riusciva a fare l'altro gruppo.
Un test simile è stato poi fatto su 130 partecipanti (di cui la metà è stata messa a guardare una clip "neutrale" e l'altra metà una triste): stessa identica conclusione. Gli studenti che aveva assistito alla visione di un video triste clip non erano così precisi nel descrivere i colori come l'altro gruppo.
"I nostri risultati mostrano che l'umore e le emozioni possono influenzare il modo in cui vediamo il mondo intorno a noi", ha conlcuso Christopher Thorstenson, ricercatore di psicologia presso l'Università di Rochester che ha coondotto lo studio. "Il nostro lavoro avanza nello studio della percezione, mostrando che la tristezza danneggia specificamente i processi visivi di base che sono coinvolti nella percezione del colore".
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