Gli Esseni identificarono molto bene il ruolo dei rapporti umani, dividendoli in 7 pecchi (tipologie), i quali ci ricordano che in ogni momento della vita, la nostra interiorità è rispecchiata da coloro che ci circondano.
Questa tecnologia Essena ci aiuta a conoscerci e trasformare i nostri vincoli (Karma, plasmandolo dal piombo in oro).
Grazie al profondo e intenso lavoro di Gregg Braden, questa tecnologia è arrivata sino a noi.
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Gli
antichi Esseni identificarono,
forse meglio di chiunque altro, il ruolo dei rapporti umani
definendoli in sette categorie: sette misteri corrispondenti ai vari
tipi di rapporto che ciascun essere umano avrebbe sperimentato nel
corso della propria vita di relazione. Gli esseni hanno definito
queste categorie “specchi“, ricordandoci che, in ogni momento
della vita, la nostra realtà interiore ci viene rispecchiata dalle
azioni, dalle scelte e dal linguaggio di coloro che ci circondano.
Il
primo Specchio Esseno
riguarda la nostra presenza nel
momento presente. Il mistero è incentrato su cosa noi inviamo, nel
presente, alle persone che ci stanno accanto. Quando ci troviamo
circondati da individui e modelli di comportamento in cui dominano la
rabbia o la paura, lo specchio funziona in entrambi i sensi. Potrebbe
invece trattarsi di gioia, estasi e felicità perché ciò che
vediamo nel primo specchio è l’immagine di quello che noi siamo
nel presente. Chi ci è vicino ce lo rimanda, rispecchiandoci.
Il
secondo Specchio Esseno
ha una qualità simile alla precedente, ma
è un po’ più sottile, anziché riflettere ciò che siamo, ci
rimanda ciò che noi giudichiamo nel presente. Se siete circondati da
persone, i cui modelli di comportamento vi provocano frustrazione o
scatenano la vostra rabbia e se percepite che quei modelli non sono
vostri in quel momento, allora chiedetevi:
“Mi stanno mostrando me stesso nel presente?”.
Se potete onestamente rispondervi con un no, c’è una buona probabilità che vi stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento presente. La rabbia, l’astio o la gioia che voi state giudicando.
Il
terzo Specchio Esseno
è uno degli specchi più facili da
riconoscere, perché è percepibile ogni volta che ci troviamo alla
presenza di un’altra persona, quando la guardiamo negli occhi e, in
quel momento, sentiamo che accade qualcosa di magico. Alla presenza
di questa persona, che forse non conosciamo nemmeno, sentiamo come
una scossa elettrica, la pelle d’oca sulla nuca o sulle braccia.
Che cosa è successo in quell’attimo?
Attraverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, rinunciamo a delle grosse parti di noi stessi per poter sopravvivere alle esperienze della vita.
Queste “parti di noi” possono venir perse più o meno consapevolmente, o portate via da coloro che esercitano un potere su di noi. Se vi trovate in presenza di qualcuno e, per qualche motivo inspiegabile, sentite l’esigenza di passare del tempo con lui, ponetevi una domanda:
che cos’ha questa persona che io ho perduto, ho ceduto, o mi è stato portato via?
La risposta potrebbe sorprendervi molto, perché in realtà riconoscerete questa “sensazione di familiarità” quasi verso chiunque incontriate.
Vedrete cioè delle parti di voi stessi in tutti. Questo è il terzo mistero dei rapporti umani.
Il
quarto Specchio Esseno
è una qualità un po’ diversa. Spesso
nel corso degli anni ci accade di adottare dei modelli di
comportamento che poi diventano tanto importanti da farci
riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli. Sovente
tali comportamenti sono compulsivi e creano dipendenza. Il quarto
mistero dei rapporti umani ci permette di osservare noi stessi in uno
stato di dipendenza e compulsione. Attraverso esse rinunciamo
lentamente proprio alle cose cui teniamo di più, le cediamo, le
lasciamo.
Ad esempio, quando parliamo di dipendenza e compulsione,
molte persone pensano all’alcol e alla nicotina.
Ma ci sono
altri modelli di comportamento più sottili; si pensi all’esercizio
di controllo in ambito aziendale e in famiglia, alla dipendenza dal
sesso e dal possedere o generare denaro e abbondanza.
Quando una
persona incarna un simile modello di comportamento, può star certa
che il modello, che pur è bello di per sé, si è creato lentamente
nel tempo.
Se riorganizziamo le nostre vite per far posto al
modello dell’alcolismo o all’abuso di sostanze, forse stiamo
rinunciando a porzioni della nostra vita rappresentate dalle persone
che amiamo, dalla famiglia, dal lavoro, dalla nostra stessa
sopravvivenza. Il tratto positivo di questo modello è che può
essere riconosciuto ad ogni stadio, senza dover arrivare agli estremi
e perdendo tutto.
Possiamo riconoscerlo, guarirlo e ritrovare la
nostra interezza ad ogni step.
Il
quinto Specchio Esseno
è forse il più potente in assoluto,
perché ci permette di vedere meglio e con maggiore profondità degli
altri, la ragione per cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato
modo. Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori e
l’interazione che intratteniamo con loro.
Attraverso esso ci viene
chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri
genitori verso di noi riflettano le credenze e le aspettative che
nutriamo nei confronti del rapporto più sacro che ci sia dato di
conoscere sulla Terra:
il rapporto che intercorre fra noi, la nostra
Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l’aspetto maschile
e femminile del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo.
La
relazione con i nostri genitori può quindi svelarci il nostro
rapporto con il divino. Per esempio, se ci sentiamo continuamente
giudicati o se viviamo in una condizione per cui “non è mai
abbastanza”, è altamente probabile che il rapporto con i nostri
genitori rifletta la seguente verità:
siamo noi che, grazie alla
percezione che abbiamo della nostra persona e del Creatore, crediamo
di non essere all’altezza e che forse non abbiamo realizzato quello
che da noi ci si aspettava.
Il
sesto Specchio Esseno
ha un nome abbastanza infausto; gli
antichi lo chiamarono infatti l’oscura notte dell’anima. Ma
attenzione, lo specchio in sé non è necessariamente sinistro come
il nome che porta. Attraverso un’oscura notte dell’anima ci viene
infatti ricordato che la vita e la natura tendono verso l’equilibrio
e che ci vuole un essere magistrale per bilanciare quell'equilibrio.
Nel momento in cui affrontiamo le più grandi sfide della vita,
possiamo star certi che esse divengono possibili solo dopo aver
accumulato gli strumenti necessari per superarle con grazia e
facilità; perché è quello il solo modo per superarle. Fino a che
non abbiamo fatto nostri quegli strumenti, non ci troveremo mai nelle
situazioni che ci richiedono di dimostrare determinati livelli di
abilità. Quindi, da questa prospettiva, le sfide più alte della
vita, quelle che ci vengono imposte dai rapporti umani e forse dalla
nostra stessa sopravvivenza, possono essere concepite come delle
grandi opportunità, che ci consentono di saggiare la nostra abilità,
anziché come dei test da superare o fallire. E’ proprio attraverso
lo specchio della notte oscura dell’anima che vediamo noi stessi
nudi, forse per la prima volta, senza l’emozione, il sentimento ed
il pensiero, senza tutte le architetture che ci siamo creati intorno
per proteggerci. Attraverso questo specchio possiamo anche provare a
noi stessi che il processo vitale è degno di fiducia e che tale
fiducia può essere accordata anche a noi, mentre stiamo vivendo la
vita. La notte oscura dell’anima rappresenta l’opportunità di
perdere tutto ciò che ci è sempre stato caro nella vita.
Confrontandoci con la nudità di quel niente, mentre ci arrampichiamo
fuori dall’abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi stessi
in una nuova luce, possiamo però esprimere i nostri più alti
livelli di maestria.
Il settimo Specchio Esseno
dalla
prospettiva degli antichi era il più sottile e, per alcuni versi,
anche il più difficile. E’ quello che ci chiede di ammettere la
possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi
risultati, è di per sé perfetta e naturale. A parte il fatto che si
riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati
stabiliti per noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri
successi nella vita senza paragonarli a niente. Senza usare
riferimenti esterni di nessun genere. Il solo modo in cui riusciamo a
vederci sotto la luce del successo o del fallimento è quando
misuriamo i nostri risultati facendo uso di un metro esterno.
Ma a
quel punto sorge la seguente domanda:
“A quale modello ci stiamo
rifacendo per misurare i nostri risultati?
Quale metro
usiamo?”
Nella prospettiva di questo specchio ci viene chiesto
di ammettere la possibilità che ogni aspetto della nostra vita
personale – qualsiasi aspetto – sia perfetto così com’è.
Dalla forma e peso del nostro corpo, ai risultati personali in ambito
accademico, aziendale o sportivo. Ci renderemo conto insieme che, in
effetti, questo è vero e che un risultato può essere sottoposto a
giudizio solo quando viene paragonato ad un riferimento esterno. Il
settimo specchio ci invita quindi a permetterci di essere il solo
punto di riferimento per i risultati che raggiungiamo.
Nel
passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la nostra
vita, forse senza nemmeno renderci conto del perché facciamo queste
cose. Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse una bella luce al
neon che ci dicesse:
“Oggi,
dopo aver fatto colazione, dopo che i tuoi familiari sono usciti,
puoi cominciare il tuo lavoro sull’oscura notte dell’anima.”
La
vita non funziona così. Siamo invitati a conoscere noi stessi in
presenza di altri, attraverso i nostri rapporti umani e quando quei
rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella
guarigione e lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita,
camminando fra i due mondi del cielo e della terra.Di
Gregg Braden
Nel passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la nostra vita, forse senza nemmeno renderci conto del perché facciamo queste cose. Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse una bella luce al neon che ci dicesse:
“Oggi, dopo aver fatto colazione, dopo che i tuoi familiari sono usciti, puoi cominciare il tuo lavoro sull’oscura notte dell’anima.”
La vita non funziona così. Siamo invitati a conoscere noi stessi in presenza di altri, attraverso i nostri rapporti umani e quando quei rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella guarigione e lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita, camminando fra i due mondi del cielo e della terra.Di Gregg Braden
PER
COMPRENDERE MEGLIO
di
Giuseppe boccia :
Il
primo Specchio Esseno = riflette cosa io sono nel presente
Il
secondo Specchio Esseno = riflette come giudico nel presente
Il
terzo Specchio Esseno = a cosa sto rinunciando
Il
quarto Specchio Esseno = mi mostra le mie dipendenze
Il
quinto Specchio Esseno = come mi rapporto con il principio
femmineo e mascolino, con il mondo e con il divino
Il
sesto Specchio Esseno = ci mostra la mia vera essenza.
Il
settimo Specchio Esseno = mi
mostra che ogni esperienza è già perfetta così com'è’.
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