La Fenice


La Fenice

Alcune legende sulla Fenice:
Il simbolo della Fenice trova le proprie origini nell’antico Egitto ove assumeva il significato solare associato alla città di Heliopolis. In essa veniva onorato il dio Sole che ogni giorno sorgeva e tramontava. Dopo aver vissuto per 500 anni la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma. Qui accatastava ramoscelli di pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo. Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l’incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme mentre cantava una canzone di rara bellezza. Dopo 3 giorni rinasceva dalle sue ceneri e rinnovata nel corpo e nello spirito, volava ad Heliopolis e si posava sopra l’albero sacro. Per questo è diventata simbolo non solo dell’anima immortale e della resurrezione, ma anche di trionfo e di rinascita a nuova vita (o ad un nuovo stile di vita). Tale leggendaria immagine di longevità ed immortalità costituì, durante il Medioevo, un parallelo con l’immortalità e la resurrezione di Cristo dal Santo Sepolcro.

Nella cultura cinese rappresenta l’unione dello Yin e dello Yang, il potere e la prosperità. Insieme con altri quattro animali mitici, la sua apparizione è vista come un’indicazione di pace e prosperità sotto sagge regole. La fenice è vista come il capo degli uccelli, perfetta per la sua bellezza e il suo canto. 
La sua voce controlla i cinque toni e le sue piume mostrano i cinque colori.



Nelle leggende ebraiche, la Fenice viene chiamata Milcham.

Dopo aver mangiato il frutto proibito Eva divenne gelosa dell'immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell'Eden. Quindi convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinché seguissero la sua stessa sorte.

Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice; che Dio ricompensò ponendola in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni, alla fine di questo periodo l'uccello bruciava e risorgeva da un uovo che veniva trovato fra le sue ceneri.
"Tra gli uccelli la fenice è il più mevaviglioso.
Qaundo ha vissuto mille anni si rattrappisce e perde il piumaggio, finchè diventa piccola come un uovo. Che poi è il nucleolo del nuovo uccello.
La fenice è chiamata anche "custode della sfera terrestre" perchè segue il sole nel suo giro e dispiegando le ali ghermisce i raggi infuocati del sole. Se infatti non li intercettasse nè l'uomo nè alcun altro essere sopravviverebbe.


Sulla sua ala destra sono scritte a lettere cubitali, alte circa quattromila stadi, queste parole: "non è stata la terra a generarmi, e nemmeno i cieli, ma solo le ali di fuoco".
si ciba della manna del cielo e della rugiada della terra.
Il suo escremento è un baco il cui escremento è a sua volta il cinnamomo, usato da sovrani e principi.
Enoc vide le fenici quando fu rapito in cielo e le descrisse come creature alate, meravigliose e strane a vedersi purpuree come l'arcobaleno e la loro altezza è di novecento misure. Hanno dodici ali come gli angeli, scortano il carro del sole seguendolo nel suo corso e dispensando calore e rugiada così come Dio comanda loro.
Al mattino, quando il sole s'appresta al giro quotidiano, le fenici e Chalkedri cantano e tuti gli uccelli frullano le ali allietando Colui che dispensa la luce e cantando un inno per volontà del Signore"

Questo uccello è presente praticamente nella mitologia di tutto il mondo il mitico uccello che rinasce dalle proprie ceneri, il racconto forse più famoso è quello contenuto nella "storie" di Erodoto.
Qui la Fenice viene descritta come un essere che vive cinquecento anni per poi morire bruciata e rinascere dalle proprie ceneri in cima ad un albero sacro nel tempio di Eliopolis in Egitto.
Proprio come il sole, che è sempre lo stesso e risorge solo dopo che il sole "precedente" è tramontato, di Fenice ne esisteva sempre un unico esemplare per volta.
Era il simbolo del sole e del dio Osiride dal cui cuore era emerso.

Nel simbolismo cristiano essa è la rappresentazione delal resurrezione di Gesù, in un Bestiario del XII secolo si fa menzione a questo animale come prova, appunto, della resurrezione. La sua immagine ricorre frequentemente nell'iconografia delle catacombe.
Restando fra gli antichi egizi anche per loro la fenice era simbolo di resurrezione nel libro dei morti si trova infatti una formula per far assumere al defunto la forma di Bennu-fenice.
Fu associata al pianeta Venere, che veniva chiamato "la stella della nave del Bennu-Asar", e menzionata quale Stella del Mattino nell'invocazione: «Io sono il Bennu, l'anima di Ra, la guida degli Dei nel Duat. Che mi sia concesso entrare come un falco, ch'io possa procedere come il Bennu, la Stella del Mattino.»
La descrizione del Bennu Fenice era l'aspetto di un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe e due lunghe piume *una rosa e una azzurra * che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo).


In Egitto era solitamente raffigurata incoronata con l'Atef o con l'emblema del disco solare.
Ovidio (Metamorfosi) "... si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. 


Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla, ed il sepolcro del genitore), e lo porta alla città di Heliopolis in Egitto, dove lo deposita nel tempio del Sole."
Tacito arricchisce la storia, descrivendo come la giovane fenice sollevi il corpo del proprio genitore morto fino a farlo bruciare nell'altare del Sole.
Secondo altri scrittori la fenice morta si trasforma in un uovo, prima di essere portata verso il Sole, ove rinasce.
Nel periodo Medioevale, secondo gli alchimisti la Fenice altro non era che la Pietra Filosofale stessa il simbolo del compimento della Trasmutazione Alchemica, processo Misterico equivalente alla rigenerazione umana.





Dante Alighieri così descrive la Fenice (Inferno XXIV, 107-111):
Così per li gran savi si confessa che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa; erba né biado in sua vita non pasce, ma sol d'incenso lagrime e d'amomo, e nardo e mirra son l'ultime fasce.

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