I
colori.
Essi
sono la sostanza del mondo che ci circonda, da sempre.
Ed
è proprio attraverso la loro presenza che in noi scaturiscono e
vengono evocate miriadi di sensazioni, emozioni, ricordi.
IL
COLORE NELL'ANTICHITA'
I
documenti, iconografici e non, analizzati in questo libro, si
riferiscono a spazi e tempi differenti tra loro: sono stati rinvenuti
esempi di pitture con colori minerali sin dalla preistoria,
in grotte di Spagna e Francia, circa 15.000 anni fa (uomo di
Cro-Magnon); nellaCiviltà
Minoica troviamo
una fastosa policromia nei palazzi di Cnosso e Festo, nei costumi,
negli oggetti quotidiani, nella decorazione delle abitazioni,
comprese quelle con marmi e stucchi. I Micenei avevano
il culto degli eroi, per cui non ci stupiamo se Omero narra del
'Tesoro di Atreo', la tomba reale di Micene dove vennero rinvenute le
maschere in oro (maschera di Agamennone); erano abili tintori; i
colori occupavano affreschi, fregi, decorazioni sugli scudi, statue
dei templi (come la statua di Atena per il Partenone). IFenici,
il cui nome significa 'gente del paese della porpora', possedevano
abitazioni riccamente arredate, santuari e templi policromi, varietà
di colori nell'abbigliamento (tuniche in lana), nei gioielli, nel
trucco del viso, in vetri colorati; per questa loro peculiarità tale
civiltà, che estraeva la porpora dal succo delle conchiglie di
murice, era soprannominata la 'tintoria del Mediterraneo'. Per quanto
riguarda l'Italia, documenti etruschi sono
costituiti solo nelle necropoli, dove le tombe erano a imitazione
dell'abitazione del defunto: ricche e colorate; i templi colorati con
tegole e figure di teste, l'abbigliamento vivacemente contrastato. La
conoscenza di una estesa gamma di coloranti fu poi trasmessa da
questi ai Romani,
che vantavano abitazioni decorate da scene mitologico-figurative,
imitazioni marmoree, disegni di prospettive architettoniche, mosaici;
la toga era nera in occasioni di lutto, rossa per i trionfatori,
bianca per le cariche pubbliche o la distinzione dalla folla; anche
nel trucco delle donne il colore aveva un ruolo, per cui il viso era
sbiancato, le gote rosse, gli occhi contornati di nero. Quando poi,
nel I secolo d. C., l'Impero raggiunse il massimo sfarzo, con la
ricchezza e abbondanza di materiali, venne costruita la Domus Aurea
come massimo esempio di ostentazione del potere attraverso l'uso
sfrenato di oro, gemme, tessuti di importazione orientale,
pomposità...
Con
la caduta dell'Impero Romano si assiste ad un repentino oscuramento
dei colori, che dovranno aspettare sino all'arrivo del Cristianesimo
per caricarsi di nuovo significato.
IL
COLORE COME FUNZIONE MAGICA
Nelle
diverse civiltà l'insieme dei colori ha sempre avuto un'attrazione
particolare, visto come fenomeno legato al possesso di poteri
magici...l'arcobaleno ad esempio rappresentava il ponte che legava la
sfera spirituale del mondo, l'alto, e quella materiale, il basso;
esempi ne sono la Dea Iris e la Genesi (dove l'arcobaleno costituisce
l'emblema del patto tra Dio e gli uomini stabilito alla fine del
Diluvio).
Sulla
terra la corrispondenza di tale luminosità era custodita nelle
pietre preziose, che quindi erano viste ed utilizzate come cariche di
poteri. L'uso esoterico dei colori, che avevano funzione decorativa,
simbolica e magica, in Mesopotamia si esplicava nello Ziqqurat,
tempio dedicato alla divinità, a base quadrata, nel quale ogni piano
era di colore diverso e dedicato ad un pianeta differente, i quattro
angoli dell'edificio erano orientati verso i punti cardinali (visione
degli astri come determinazione del destino).
In
Egitto il colore rappresentava l'essenza stessa delle cose; il
sacerdote era il sommo conoscitore di magia, medicina e conoscenza
del sacro; la scrittura geroglifica era in inchiostro nero per
valenze positive, in rosso per quelle negative.
In
Palestina erano assai utilizzati gli amuleti, i quali avevano incisi
lettere e simboli in oro o argento; il 'Pettorale del Giudizio' ad
esempio era costellato di 12 pietre in un ordine ben stabilito (4 per
3) e rappresentavano le costellazioni, i mesi dell'anno e le 12 tribù
palestinesi.
In
Grecia, con una visione più razionale, la 'divinazione' constava
nell'interpretazione dei segni, sia esteriori che interiori dei
fenomeni e degli esseri viventi; in modo simile in Etruria le arti
magiche e divinatorie venivano considerate al pari di una vera e
propria scienza (venivano ad esempio analizzati colore e consistenza
delle viscere).
Le
tinte analizzate sono state: nero, bianco, blu-azzurro, verde,
giallo-oro, rosso; in tale sequenza, emersa dalle teorie dell'origine
del cosmo (soprattutto dalla Genesi). L'ampia documentazione trattata
nel libro mette in luce con chiarezza il fatto che ogni colore porti
in sé un significato ed il suo complementare.
IL
NERO
La
preparazione di tale tinta si conosce sin dal Mesolitico, sia essa da
sostanze naturali o minerali varie; tra le più conosciute citiamo
l'"atramentum"(dalla fuliggine di resina) e
l'"elephantinum"(dalla combustione di avorio). Il fatto che
denoti senso di oscurità in generale è supportato dalle origini del
termine: dal latino, 'ater' come nero in senso fisico, assenza di
luce e colore; 'niger' come nero brillante.
*
Il nero colore e simbolo del principio
Per
tutti i popoli l'immagine della Genesi è sempre stata associata a
quella di 'Caos', senza luce, solo vuoto e tenebre; di conseguenza il
nero è stato definito come colore della sintesi universale,
dell'assenza e della presenza di ogni cosa, del mistero e
dell'ignoto...(visione e teoria dell'Uovo Cosmico: massa concentrata
di potenzialità di creazione)..."nero come colore matrice,
utero gestazionale da cui nacquero o mondi"(e qui abbiamo
numerosi esempi di racconti mitologici dove grotte e nascondigli sono
luoghi in cui si comunica con gli dei).
*
Il nero simbolo di fecondità
L'immagine
del nero aggiunta a quella dell'acqua si collega direttamente a
quella di carica fecondativa, creativa, generatrice dell'Oceano
Primitivo, con insita intelligenza della costruzione.
Allo
stesso modo la terra è simbolo matrice dell'esistenza terrestre ed
umana (in Egitto Osiride ed in genere la figura maschile sono neri,
simboli di fecondità, legati allo straripamento del Nilo e alle
proprietà del limo).
*
Il nero simbolo di regressione e morte
Così
come per 'venire alla luce' si intende l'abbandono dello stato
oscuro, così 'spegnersi alla luce' significa la morte… comunque
sia insomma il nero è l'ambiguità dell'esistenza umana sospesa tra
l'esistenza ed il nulla. Per gli Egizi negli Inferi l'anima si
rigenera prima di reincarnarsi, mentre per le altre civiltà,
Ebraici, Romani, Greci e i popoli della Mesopotamia, essi sono un
luogo senza ritorno, dove anche le divinità possono cadere, a prova
del fatto che anch'esse possono estinguersi.
*
Il nero nel lutto
In
segno di lutto in tutte le civiltà il manto nero è indossato a tale
scopo, aggiunto al sacrificio di animali dal pelo nero per i riti
funerari dedicati agli eroi (Greci).
*
Il nero simbolo del male
È
sempre stato un colore ambiguo, oscuro, con racchiuse un sé le
potenzialità del bene e del male, collegato agli aspetti notturni
della psiche, dove l'anima muta forma, dove la malvagità ha la
meglio e si manifesta sotto forma di animali selvatici, come il
cinghiale o il serpente. In Mesopotamia ed in Grecia il male è
femmina, per cui le divinità (femminili) degli inferi sono oltremodo
informi, con sembianze metà uomo-metà bestia, oppure
animale-tempesta...per cui un colore di aggressione, paura,
distruzione, svuotato di luce.
*
Il nero simbolo di rigenerazione
Se
si analizzano le visioni di diverse civiltà ci si rende conto che
durante il percorso della vita, la morte è il passaggio obbligato
per la resurrezione nella vita eterna, nella successione
Nero-Luce-Colori. Esempi ce ne sono in abbondanza: Osiride (dio
egiziano) e Dionisio (dio greco) sono simbolo di potenzialità di
rigenerazione; Ulisse, Eracle (eroi greci) e Giona (per gli Ebrei)
hanno dovuto operare una regressione nel nero per poter tornare
carichi di virtù sovrumane. Quindi così come gli dei e gli eroi,
anche i fedeli cercano e sperano di ripetere tale percorso, ad
imitazione di quello divino.
Nella
cosmologia questo eterno divenire è stato associato alla vita della
galassia, al suo continuo pulsare..
IL
BIANCO-LUCE
Nell'antichità
venivano utilizzati diversi termini, i quali avevano un significato
generico di candore, bianco, luce...
I
materiali bianchi impiegati erano svariati: marmo, calce, argilla,
argento (gli Egizi lo lavoravano in modo che non si ossidasse); anche
nell'abbigliamento era presente il bianco, con tessuti in lino e
cotone, sbiancati e decolorati; di tale colore erano anche molte
sostanze per colorare, intonacare, pitturare (queste prendevano il
nome della terra di provenienza).
*
Il bianco-luce colore e simbolo della luce
Il
primo atto della creazione consiste nella separazione dal buio del
caos, si dà in tal modo il via al binomio luce-buio/giorno-notte.
Le
immagini ricorrenti sono quelle di un uovo rilucente, del volo di un
uccello, di un fiore sacro dai cinque petali bianchi (loto); il
bianco è l'immagine della forza centrifuga che aziona e consuma la
materia, nella sua essenziale energia vivificante.
*
Il bianco-luce: epifania divina
I
fenomeni naturali violenti ed inspiegabili hanno fatto sì che gli
uomini credessero fossero il mezzo attraverso il quale l'Eterno si
manifestasse loro, per cui tra questi erano luci, lampi, raggi,
fulmini, fuoco.., apparizioni di fronte alle quali gli esseri umani
non riescono a sostenere lo sguardo e ne escono sconvolti e
atterriti.
Negli
astri Venere rappresentava un pianeta apportatore di luce e amore;
nella scultura, soprattutto quella sacra, l'abbinamento bianco-oro e
l'incarnato in avorio erano la massima rappresentazione del divino; e
tutti divenivano raggianti in misura della loro partecipazione alla
condizione divina (dei, eroi, re, faraoni, principi). Per quanto
riguarda l'iconografia il colore dell'incarnato maschile era bruno,
mentre quello femminile era giallino, a connotare il bianco simbolo
di nobiltà e bellezza femminile.
*
Il bianco-luce colore catartico e iniziatico, simbolo di purezza
Le
azioni che rendono puri gli animi sono anche fatti di bianco e di
luce: ardere nel fuoco, ad esempio, fa ottenere l'immortalità, fa
raggiungere il bianco divino; i lavaggi e le detersioni sono riti di
purificazione; indossare vesti bianche significa candore, purezza,
integrità di chi può accedere alla forza illuminante di ragione e
verità; cibi e bevande bianche venivano consumati in certe
circostanze (focacce, pane, farina, latte simbolo del nutrimento
cosmico)
*
Il bianco-luce nell'uso funerario
Secondo
Romani, Greci, Fenici, Etruschi ed Egizi il defunto brilla della
stessa luce degli dei, per cui viene vestito di un manto bianco a
tale manifestazione e rispetto; quindi la morte rappresenta il
ricongiungimento agli Spiriti luminosi (es.: Campi Elisi pieni di
luce); per gli Assiro-Babilonesi, invece, la morte è il
ricongiungimento alla luce divina del Principio.
IL
BLU-AZZURRO
In
tutte le civiltà possiamo denotare l'utilizzo di termini dal doppio
significato riferiti a tale tinta, significato che si riferisce da un
lato al blu-nero e dall'altro al blu-verde. Il colore blu non fu
molto amato dai Romani, infatti era il colore degli indumenti di
Barbari e Britannici (colore 'del guado'). Per il resto era molto
utilizzato nelle pitture e negli sfondi dei bassorilievi (soprattutto
nei templi greci), derivato da guado, pastello, lapislazzuli (il più
prezioso), sambuco, malva, bacche di mirtillo nero...
*
Il blu-azzurro colore uranico e divino
Si
sa, il blu è il colore del cielo, quindi per le civiltà antiche era
il colore del luogo nel quale risiedevano le divinità; rappresentava
quindi la pace, la ragione sovrumana, qualità che erano separate da
quelle della terra. Gli occhi azzurri, ad esempio, erano sinonimo di
elevatezza d'animo e di sentimenti; gli dei erano fatti di carni
azzurre e venivano spesso raffigurati in ambienti azzurri; nei
paramenti sacri e nelle vesti dei sacerdoti l'azzurro era
manifestazione sensibile delle cose celesti (soprattutto il
lapislazzuli). Non per niente l'Olimpo dei Greci, sede massima di
tutti gli dei, risiedeva nell'alto dei cieli. Ma se per i popoli
medio-orientali (Egizi, Babilonesi, Ebrei) il colore delle divinità
era l'azzurro, per quelli indo-europei era il porpora (Romani,..).
Colore della fertilità e della fecondità (legato all'immagine
dell'acqua), era sempre abbinato allo splendore dell'oro, in
particolar modo nella decorazione degli edifici (Babilonia, ad
esempio, era interamente ricoperta di piastrelle azzurre, case, mura…
e la Torre di Babele), in diverse tonalità: blu vicino al nero, blu
vicino al bianco (luce), e blu splendente delle divinità (avente il
potere di chiamare a sé le forze benefiche del cielo).
*
Il blu-azzurro colore magico
L'uso
di pietre preziose era noto sia per riti sacri (funzione magica) che
per uso quotidiano (con funzioni talismaniche), dove lapislazzuli e
turchese dovevano aumentare l'efficacia dei riti; anche gli amuleti
per i defunti (Egizi) erano di colore azzurro e a forma di occhio,
scarabeo, orbita solare… come azzurri erano i geroglifici che
segnavano la parola degli dei, mentre rossi erano quelli dei demoni,
del malvagio.
*
Il blu-azzurro, supposizioni nell'uso funerario
Le
uniche testimonianze dell'uso di tale colore in ambito funerario sono
costituite da parti di figure sacre (Osiride), e in parti di tombe
(quella di Tut-ank-amon in Egitto), (il soffitto dipinto a immagine
di cielo stellato in una tomba a Creta, Grecia); si hanno anche
rappresentazioni di demoni azzurri, si suppone tellurici e marini.
IL
VERDE
Il
significato etimologico dei termini utilizzati dalle varie civiltà
per indicare tale tinta, fa emergere la molteplicità di significati
degli stessi; infatti essi potevano indicare tinta, frescura,
rigoglio, campi, oppure tutti gli oggetti di quel colore, piante,
stoffe, pietre,...denotando un ventaglio ampio e impreciso
dell'espressione.
Le
sostanze coloranti utilizzate nella pittura potevano essere sia
naturali che artificiali, tra le prime abbiamo la malachite, o
crisocolla, e nelle seconde la crisocolla artificiale ed i verdi di
mescela (blu + gialli).
*
Il verde simbolo di vita e fertilità
Se
mettiamo in ordine i colori secondo la creazione cosmologica, ovvero
a livello simbolico della Genesi, abbiamo come primo colore il Nero
delle acque primordiali, del caos e dello stato confuso della
materia; poi il Blu-azzurro degli abissi e delle acque superiori ed
inferiori dei cieli, della sostanza spirituale; infine il Verde,
colore del mare, liquido creatore, attraverso la luce, di tutte le
forme di vita vegetale. È simbolo di punto di incontro, di
equilibrio tra la luce (giallo) e l'oscurità (blu).
L'albero
verdeggiante infatti è simbolo di vita e fertilità, posto
dall'immaginario e cultura delle civiltà antiche al centro di un
giardino (Eden..), simbolo della conoscenza del bene e del male
(albero biblico), produttore di frutti dell'immortalità (albero
mesopotamico), esempio supremo della solidarietà tra l'uomo e la
natura (Creta), a manifestazione del consolidato e riverito 'culto
dell'albero'. Esso infatti rimane emblema di prosperità, continuità,
promessa di risurrezione, e le divinità che incarnano queste virtù
sono in parte o totalmente di color verde (Osiride per gli Egizi,
Cerere per i Romani).
*
Il verde simbolo di risurrezione
La
rigenerazione perpetua ed infinita della vegetazione durante tutto
l'anno, attraverso il passare delle stagioni, è di per sé una
promessa di risurrezione; spesso essa viene integrata e concretizzata
nel mito sulla vegetazione dove le piante sempreverdi sono simbolo di
vita eterna (lauro, cipresso); esempi di miti: Dumuzi (Sumeri),
Tammuz (Babilonesi), Osiride (Egizi), Attis e Dionisio (Greci).
*
Il verde simbolo magico di salute
Possiamo
notare che a proposito di miti riguardanti gli alberi, per ogni
civiltà ce n'è uno in cui vi sono delle piante con poteri magici
(guarigione, eterna giovinezza, poteri,..) che si trovano in luoghi
misteriosi o irraggiungibili, lontano dalla realtà e protetti da
insidie e forze malvagie; coloro che tentano di avvicinarvisi e di
impossessarsi dei frutti/fiori carichi di potere vengono
immancabilmente puniti con la morte o con atroci sofferenze (es.
Adamo ed Eva). Il verde si trova anche nei talismani che cercano di
portare in sé le proprietà suddette, nelle pietre, nel trucco del
viso; negli abiti da festa, nell'arte orafa dei gioielli (in Egitto)
come segno di sanità, portafortuna e dagli effetti magici.
IL
GIALLO-ORO
Anche
per questo colore i vocaboli utilizzati dalle diverse civiltà
possedevano svariati significati, positivi e negativi: giallo, verde,
pallido, splendente, oro, rossastro,...
Le
sostanze coloranti rimediate nell'antichità erano: ocre minerali con
ossidi idrati di ferro ('stile attico' della colorazione dorata), i
fiori di cotone, le bucce delle cipolle, lo zafferano, il cartamo, la
curcuma, le bucce di melograno (soprattutto in Egitto), la tapsia
(utilizzata in Grecia per la tintura dei capelli).
*
Il giallo-oro simbolo dello splendore solare
Il
colore giallo rappresenta da sempre la luce, per gli antichi il suo
significato si traduce in distinzione e raccoglimento di tale luce
nel sole, nella luna e nelle stelle; soprattutto il sole era la
concentrazione materiale della luce divina. Il colore più utilizzato
per tali proprietà era l'oro, in mancanza di questo si ricorreva al
giallo, che ovviamente però non dava lo stesso effetto. Nelle
mitologie varie il sole era costituito da tre momenti e quindi tre
divinità differenti: il sole nascente, quello splendente e quello
calante; il corrispettivo in alchimia dava un sole nero (simbolo
della materia caotica), uno oro ("l'oro dei saggi", la
parte fissa della materia purificata), ed uno rosso ("l'oro
filosofico", ovvero la pietra filosofale perfetta); questi tre
rappresentavano i passaggi per il raggiungimento della pietra
filosofale.
*
Il giallo-oro simbolo di sacralità
L'oro
coincide con il simbolo di sacro, sostanza stessa degli dei, delle
virtù soprannaturali (specialmente in Zeus per i Greci); è il
materiale per eccellenza dedicato all'ambito sacro per via della sua
"incorruttibilità", ovvero immutabilità in colore,
lucentezza e resistenza, ed è per questo che la maggior parte delle
statue erano in bronzo, legno o pietra e venivano poi rivestite
interamente o parzialmente in lamine d'oro. La chioma dorata era
altresì simbolo di divinità, infatti molti imperatori romani
usavano tingere o cospargere i propri capelli d'oro. In Mesopotamia
gli edifici sacri venivano decorati con oro e pietre preziose, mentre
gli Ebrei, che non potevano raffigurare in alcun modo le divinità,
utilizzavano l'oro nei particolari costruttivi. In Egitto esisteva
addirittura la "dimora dell'oro", una stanza annessa al
tempio dove veniva praticata la fusione e la doratura delle statue
che così rappresentavano il colore delle carni degli dei, oltre ad
essere policrome.
*
Il giallo-oro simbolo di filiazione divina
L'oro
per quanto riguarda l'ambito politico rappresenta il potere e la
ricchezza, ed annessa a questi la filiazione divina: il re è uguale
ad un dio. Tale visione era dedicata all'inizio solo ai regnanti,
imperatori, poi venne estesa ai nobili, poi ai guerrieri e agli
uomini valorosi (a testimonianza della loro eroicizzazione e della
loro partecipazione al potere); così avvenne anche per i ritratti.
In Età Imperiale, a Roma, l'uso dell'oro divenne esagerato e, data
l'assenza di profonde basi teologiche, fu solo volto all'esibizione
del potere, del culto della personalità.
L'accezione
negativa di tale comportamento è evidentemente contenuta
nell'avidità, nella corruzione che faceva nascere negli uomini i
quali divenivano capaci di tutto in devozione del prezioso materiale.
*
Il giallo-oro simbolo magico di incorruttibilità
Come
accennato già in precedenza, l'oro è un materiale inalterabile
chimicamente; per questa sua enorme qualità esso è divenuto
sinonimo di immortalità, ed il suo impiego magico per rendere
incorruttibili (vedi la "conquista del vello d'oro", la
"conquista dei pomi d'oro",...). Infatti nella tomba del
defunto venivano inserite suppellettili auree per mantenere il suo
spirito integro, a differenza del corpo che si disfaceva, e quindi
ricongiungibile agli dei.
*
Il giallo-oro nell'uso funerario
Grazie
al potere della durata infinita dell'oro, esso veniva utilizzato in
svariati modi per cercare di rendere il defunto più puro ed integro
possibile, in modo che si potesse ricongiungere alle divinità una
volta passato nell'aldilà, potendo rivivere in eterno; per cui
troviamo a Micene le maschere d'oro che proteggevano il volto dei
defunti, in Egitto i sarcofagi in oro, la doratura del corpo,...
IL
ROSSO
Anche
per quest'ultimo colore vasti e molteplici sono i vocaboli che in
antichità lo denotavano, a seconda di gamme e gradazioni: porpora,
scarlatto, kèrmes, blatta, giacinto, ametista… la maggior parte
dei quali avevano una origine comune, derivavano dalla parola
'sangue'.
Per
quanto riguarda i materiali di reperimento di tale tinta, l'ematite
rossa era un rosso minerale di facile reperimento, le ocre ferrose
(utilizzati entrambi per colorare gli scheletri in usi rituali, uniti
a grassi animali per le pitture rupestri); le sostanze vegetali, per
la tintura di tessuti, erano svariate: bietolone, spinacione, succo
di mirtillo, caglio di palude, robbia.
Nel
XVII secolo a. C..... i Cretesi scoprirono l'estrazione della porpora
dalle "murex" e la tramandarono ai Fenici; in Egitto era
utilizzato l'henné per la tintura dei capelli, del corpo e dei
tessuti fino all'avvento della porpora; gli Ebrei utilizzavano il
kèrmes (dagli insetti delle bacche di quercia) e con la porpora
vestivano i re; i Greci avevano kèrmes e robbia, poi subentrò la
porpora negli abiti degli dei, degli eroi perché migliori di tutti;
i Romani vestivano i re di tale colore per poi estendere tale
permesso e lusso anche ai magistrati ed agli alti funzionari.
Ma
la porpora era molto costosa, così si tendeva a contraffare
l'originale preparazione con l'allungamento o con l'utilizzo di
kèrmes; oppure veniva utilizzato il 'minium' che però scuriva alla
luce, questo era solo per statue, architetture e scritture; oppure
ancora il 'cinnabis', o 'sangue di drago', derivato da palme. La
funzione del rosso aveva vari significati: sul corpo era un forte
richiamo sessuale, nella tintura delle stoffe era per conferire
prestigio, in scrittura per evidenziare il significato fausto di
parole o numeri.
*
Il rosso colore della vita, della vigoria e della forza
Il
colore 'rosso' venne associato alle parole 'vino' e 'sangue', con
significati di virtù magiche di potenziamento e glorificazione della
vita, quindi salute, giovinezza, splendore, risurrezione, energia
vitale. Secondo le civiltà antiche gli uomini e gli dei sono stati
creati e scaturiti dallo spargimento del sangue delle divinità, e
per tal motivo il sangue occupa un ruolo determinante nei sacrifici
di purificazione: attraverso l'unzione con il sangue si ottengono
rigenerazione e ringiovanimento; utile era anche l'offerta della
propria forza vitale attraverso flagellazioni, tagli, evirazioni,
eccitazione... questo soprattutto in occasioni quali la morte di un
dio, che si piangeva una volta l'anno, e significava la rigenerazione
della natura (ad es. la morte di Dionisio, emblema del vino).
*
Il rosso colore apotropaico e catartico
Le
proprietà delle sostanze rosse erano essenzialmente di protezione,
difesa e purificazione; ad esempio si utilizzavano amuleti per essere
al sicuro dalle forze malefiche, bende di lana rossa avvolte attorno
alla cosa/persona da proteggere, unzione di templi e case col sangue
per placare e tenere lontani i demoni. Il sangue delle vittime
nutriva la divinità, i morti, i demoni e li tranquillizzava
tenendoli lontani dagli esseri viventi; per questo erano frequenti
sacrifici di primogeniti, poi di animali (soprattutto il toro), e poi
l'offerta di vino.
La
purificazione avveniva inoltre attraverso l'immersione del corpo o
parte di esso nel sangue dell'animale sgozzato, che anche per tale
uso era quasi sempre un toro; tale sangue poi veniva fatto colare a
terra e fatto penetrare nel terreno per dare nutrimento ai morti.
*
Il rosso nell'uso funerario
Sin
dalla preistoria si usava cospargere di cera rossa i cadaveri,
secondo la credenza che il rosso avesse poteri purificatori,
vivificatori, princìpi vitali... si utilizzavano sudari rossi e
venivano posti fiori rossi sulle tombe (l'anemone scarlatto, il
melograno, papaveri,...).
*
Il rosso colore della regalità, della potenza e del lusso
Il
rosso porpora è assolutamente simbolo di potenza, alta dignità,
ricchezza, sovranità, sontuosità, merito del suo alto costo dello
splendore e della difficoltà di produzione; secondo Goethe il rosso
nel suo stato scuro e concentrato conferisce impressione di gravità
e dignità, mentre nel suo stato chiaro e rarefatto di clemenza e
grazia. Inizialmente l'utilizzo del rosso era esclusivo dell'ambito
religioso, ma col tempo si ampliò a quello civile e profano: lo
troviamo negli arredi sacri (tende, porte, stipiti), nelle vesti e
nei mantelli per le statue divine, negli indumenti e nei troni dei
sovrani, dei sacerdoti (per la concezione teocratica dell'origine
divina dei re).
In
Egitto il rosso divinatorio e regale coesisteva con quello nefasto e
pericoloso del male. Nella nozione positiva esso era connesso a
gioventù, salute, vigore, bellezza e forza (es. il 'flammeum' era un
velo rosso-arancione indossato dalle spose romane il giorno delle
nozze); ma nell'età Tardo-Imperiale romana la porpora perde il suo
significato sacro, divenendo puro segno di superficialità a causa
dello sfarzo e della ricchezza esagerati (così come era già
accaduto in età Ellenistica in Grecia); esso riacquisterà valore
solo con l'avvento del Cristianesimo.
*
Il rosso colore della guerra
È
inevitabile abbinare il rosso all'idea di guerra, battaglia, azione
eroica, all'ardere degli animi in lotta, al sangue versato sul campo
e alle divise militari; così era per i popoli che di battaglie
vivevano, e vivevano del nascondere, provocare, eccitare e
spaventare. Anche nelle marce e nelle parate il rosso primeggiava,
nella celebrazione del trionfatore e nella protezione di se stesso
dagli spiriti delle sue vittime (indossava una corona oro, indumenti
e viso tinti di rosso,...).
*
Il rosso colore degli Inferi e della distruzione
Questo
colore, come abbiamo visto tutti gli altri, possiede connotazioni
positive ma anche negative, che risiedono nell'istinto incontrollato
di potenza, nell'egoismo, odio, crudeltà, rabbia, omicidio, stragi,
distruzioni. Soprattutto in Egitto tale tonalità è sinonimo di
collera divina, di pericolo, è collegato con l'idea della profondità
(del sottosuolo) e con quella del fuoco, del magma infuocato, degli
Inferi, dove le divinità maligne hanno sempre a che fare con il
ferro, materiale ritenuto impuro e negativo quanto lo zolfo (tra
giallo e rosso). Per cui i demoni devono risiedere in tale luogo
nefasto, ardere nel fuoco, essere rossi ed assetati di sangue,
feroci. In certi miti e credenze erano figure assetate di sangue
quelle dee legate al vino, all'ubriachezza, all'eccitazione
orgiastica che le rendeva cieche e furiose, facendo trasparire da un
lato il contatto con la natura e l'amore per essa, ma allo stesso
tempo ammonendo contro i pericoli del vino.
Fuoco
e fiamme furono strumenti di vendetta e distruzione, favorendo
l'analogia Rosso-Sangue-Omicidio (ad esempio nell'Apocalisse Satana è
rappresentato come un drago rosso; in Egitto i demoni sono rossi:
Seth, assassino del proprio fratello, è completamente rosso).
Possiamo
notare quindi come di fondo vi siano significati e suggestioni di
base comuni alle varie civiltà, ma con varianti più o meno
evidenti: la più eclatante trova le divinità manifeste col porpora
presso i popoli indo-europei (Romani, Greci,...), mentre con
l'azzurro in quelli medio-orientali (Egizi, babilonesi, Ebrei…).
Interessante
anche l'analisi etimologica dei colori, che ha messo in luce i
significati originari della loro definizione, scoprendo in tal modo
che molti termini costituivano ambiguità comprendendo varie gamme e
vari oggetti di quel colore, mentre altri più specifici si
riferivano al materiale di origine del colore stesso.
Un
libro quindi ricco di informazioni, curiosità, documenti, leggende e
miti animati dalle vivide tinte dell'esistenza e della morte, della
luce e del buio, del principio e della fine… ma soprattutto dalle
emozioni e suggestioni della mente umana.
Fonte Il significato dei colori nelle civiltà antiche
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